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Spread sotto quota 100, Renzi incontenibile: visto?

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
27 Febbraio 2015
Economia // Stato prima //

Roma – “Spread sotto quota 100, mille ex precari assunti a Melfi col JobsAct, via segreto bancario non solo in Svizzera, dai che è #lavoltabuona“. Lo scrive su Twitter Matteo Renzi, dopo che oggi lo Spread italiano è sceso a quota 98,5 punti base: non succedeva dall’aprile 2010. Nel novembre 2011 lo spread Btp/Bund era pari a 574 punti. Il rendimento del titolo a 10 anni italiano è in calo al nuovo minimo storico dell’1,305%.

Dopo alcuni minuti di balletto sopra e sotto quota 100 punti base, l’andamento dello Spread Btp-Bund decennali si è cristallizzato a quota 99,19, in calo del 4,85% sulla chiusura di ieri a 104,67. Il rendimento sui mercati secondari dei nostri titoli pertanto è dell’1,3169% in virtù di un tasso del Bund a 0,3250%.

“Oggi lo spread è sceso sotto i 100 punti e non accadeva da anni. Ieri l’Istat ci raccontava che il clima nel Paese sta cambiando: a febbraio l’indice di fiducia delle imprese raggiunge il valore più alto da gennaio 2011 e quello dei consumatori addirittura da giugno 2002. Sono piccoli segnali ma importanti, come pure i mutui, le assunzioni a tempo indeterminato con il JobsAct (mille solo a Melfi) e le riforme che vincono l’ostruzionismo. Per questo abbiamo una grande responsabilità: dobbiamo coltivare questa fiducia, prendercene cura. Adesso al lavoro sulla scuola, sul fisco, sui diritti, sul terzo settore, sulla Rai e sull’ambiente. E dobbiamo finalmente presentare il progetto per la banda ultra larga. Abbiamo preso l’Italia per mano e la portiamo fuori dalla palude, nessuno si senta escluso”. Così il premier Matteo Renzi sul suo profilo Facebook.

“Spread sotto quota 100 per la prima volta dal 2010. E’ l’effetto dell’Europa che cambia le sua politica economica: adotta, pur con ritardo, una politica monetaria non convenzionale e prepara un piano di investimenti che possa utilizzare questo stimolo. Senza il costante lavoro dell’Italia sulle riforme per creare crescita e occupazione la ripresa sarebbe stata più lontana. Per non perdere l’occasione europea, l’Italia deve proseguire con le riforme per rendere più efficiente la spesa pubblica al fine di riversare ancora più risorse sul lavoro”. Così il responsabile economico del PD, Filippo Taddei.

Redazione Stato

2 commenti su "Spread sotto quota 100, Renzi incontenibile: visto?"

  1. Lo spread sotto quota 100 indica che il piccolino buon matteo i compiti che gli sono stati assegnati.
    Inoltre penso che il pd (come fatto in precedenza da alcuni tifosi di calcio) esporrà uno striscione in cui dirà ai berluschini “Noi realizziamo i vostri sogni”.
    Berlinguer si sarà rivoltato più volte nella tomba.

  2. Continua sui media, utilizzati come cassa di risonanza, la propaganda di Renzi, falsa e tendenziosa, sullo spread (differenziale di rendimento tra i Bund tedeschi e Btp italiani a 10 anni). Si dice che lo spread italiano è sceso a quota 98,5 punti base (100 punti base corrispondono all’1%) e che il rendimento del Btp a 10 anni italiano è in calo al nuovo minimo storico dell’1,305%, il che è (apparentemente) vero. E allora, dov’è la mistificazione? Risposta: l’errore (in mala fede) sta nel confrontare l’andamento mese per mese dello spread (tra BTP e BUND) facendo riferimento agli spread “nominali” e non reali. Mi spiego con un esempio numerico (riferito per semplicità ad un anno x): supponiamo che lo spread sia 100 base (1%) e che il tasso d’inflazione sia negativo (siamo in deflazione), meno 2%, ebbene in questo caso lo spread in termini reali è di 300 punti base, ovvero il 3% (1+2)!; ipotizziamo ora che lo spread sia a 400 punti base (4%) e che il tasso d’inflazione sia al 2%, in tal caso, invece, lo spread “reale” è pari a 200 punti base, ossia il 2% (4 -2)! . Mi auguro di aver spiegato e dimostrato l’inganno nel comparare gli spread nominali e non già quelli reali. In economia, i confronti vengono fatti sulle grandezze reali e non su quelle nominali, compresi i tassi d’interesse e gli spread sui titoli negoziati sui mercati finanziari.

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