Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione
Titolo originale: Lucy
Nazione: Francia
Genere: azione, fantascienza
EVIDENTI tempi di ridefinizione per Scarlett Johansson dopo l’insolito personaggio rivestito nella pellicola di Glazer (Under the Skin), e Besson prova a maneggiarla con Lucy, lavoro tra la fantascienza di Transcendence e l’azione tipica bessoniana. Lei è Lucy, involontariamente coinvolta come corriere nel traffico illegale di una sostanza stupefacente (CPH4), inserita nel suo stomaco da un intervento. L’accidentale rilascio nel suo sangue ne cambierà le sorti.
Lasciate ogni speranza voi che entrate (in sala): Luc Besson non si è risvegliato dal coma (artistico).
Un pasticcio fuori controllo, questo è l’ultimo giochetto del regista di Leon (vecchi, vecchissimi e bei ricordi), un frenetico e ipertrofico sci-fi che cerca di insaporirsi anche di ironia e briciole di buffoneria. L’incipit insospettisce ma si lascia credere, da una lato debole di un didascalismo fastidioso (l’origine dell’uomo) e di una forzata/inopportuna comicità, dall’altro carburato da un ritmo thriller che funziona e fa quasi sperare nel ritorno del vecchio Besson. Si tara la visione sul mix di generi scelto dal regista e si prosegue la visione gradevolmente e speranzosi fino alla trasformazione di Lucy.
Dopo, un disastro.
Gli effetti dell’evoluzione sono ingestiti come cavalli impazziti senza briglie, annullando qualunque interesse verso le parti antagoniste, spazzate vie senza remota possibilità di un sensato conflitto. Il film perde così il fulcro “bene contro male” e diventa un’unica, inostacolata, passeggiata di Lucy verso lo scienziato cui vuole cedere scoperta e conoscenza, obiettivo di scarso interesse narrativo. In mezzo, super poteri, controllo della materia, del corpo, delle onde radio, dei pensieri, del mondo, tutto giustificato solo e assurdamente dall’incremento della parte di cervello utilizzato, scandito periodicamente dalla proiezione a caratteri cubitali della percentuale raggiunta.
La componente action, l’unica della quale Besson sembra ricordare le proprie lezioni di quindici anni fa, è ridotta al lumicino – quale necessità d’azione di fronte ad una creatura che inibisce i movimenti degli avversari?
Ultima mezzora delirante, con continue trasformazioni, assimilazioni, viaggi temporali e ridicolaggini varie. Terribile.
Cosa resta?
La bamboletta Johansson e la consapevolezza che possa davvero rivestire ruoli dark, facendo leva sull’amabile contrasto tra dolci fattezze e buia mascolinità.
Restiamo in attesa di chi le sappia mettere a frutto.
Valutazione: 4.5/10
Spoiler: 5/10
Copertina: Luc Besson – fonte: www.stumpedmagazine.com
altreVisioni
Paperboy, L. Daniels (2012) – alte ambizioni di stampo drammatico/noir per un film curato ma che fallisce per provocazioni mal gestite e mancato approfondimento psicologico. Poco da salvare ma buono * 6
Les 7 jours du talion, D. Grou (2010) – storia di vendetta che non convince: non funziona come torture movie, neanche come drammatico * 4.5
In Stato d’osservazione
La buca, D. Ciprì (2014) – drammatico *25sep
Pasolini, A. Ferrara (2014) – drammatico, in concorso a Venezia 2014 *25sep
La trattativa, S. Guzzanti (2014) – docufiction, fuori concorso a Venezia 2014 *2ott