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Cerignola, soldi per abortire: arrestati 2 medici (AUDIO)

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
11 Luglio 2014
Capitanata //

Un momento della conferenza stampa a Foggia
Un momento della conferenza stampa a Foggia
Cerignola – I Carabinieri della Compagnia di Cerignola hanno dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di Battarino Osvaldo, 56 anni di Cerignola, Belpiede Giuseppe, 62 anni di Cerignola, gravemente indiziati del reato continuato di concussione in concorso.

I due professionisti, il primo nella qualità di dirigente medico responsabile del servizio di interruzioni volontarie delle gravidanze istituito presso il presidio ospedaliero “Giuseppe Tatarella” di Cerignola ed il secondo quale direttore dell’unità di anestesia e rianimazione della medesima struttura, costringevano, mediante minaccia implicita, giovani donne che si recavano presso l’ospedale per compiere l’interruzione volontaria della gravidanza – come previsto – entro i primi novanta giorni dal suo inizio, a versare loro somme di denaro in contanti, subordinando al pagamento della somma richiesta (in genere 100 euro che i due indagati si dividevano a metà) l’effettuazione tempestiva dell’aborto, il cui costo è a carico del servizio sanitario nazionale.

L’indagine aveva inizio alla fine del 2013 quando un uomo denunciava ai Carabinieri di Cerignola che il Dott. Battarino, unico medico in servizio presso l’unità di ginecologia ed ostetricia dell’Ospedale di Cerignola a non aver sollevato obiezione di coscienza all’esecuzione degli aborti, aveva preteso il versamento di 100 euro in contanti per effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza alla figlia. Il denunciante precisava che nonostante avesse rappresentato al Battarino di fruire dell’esenzione dal pagamento del ticket per la prestazione sanitaria, il professionista aveva preteso la somma richiesta da ripartire in parti uguali con l’anestesista rappresentadogli che, in difetto, non avrebbe eseguito l’intervento prima del compimento del novantesimo giorno di gravidanza. L’uomo pagava la somma ma, subito dopo, si recava in Caserma per sporgere denuncia.

I Carabinieri di Cerignola avviavano, quindi, una serie di operazioni di intercettazione che consentivano di appurare che l’episodio non era stato occasionale, in quanto gli indagati avevano creato un vero e proprio sistema che subordinava la celere interruzione di gravidanza al previo pagamento di somme di denaro.

I due professionisti, sfruttando la condizione di essere gli unici medici dell’ospedale di Cerignola a non essere obiettori di coscienza e la soggezione psicologica delle pazienti, determinata dalla paura di non riuscire ad ottenere la prestazione entro novanta giorni dall’inizio della gravidanza, effettuavano gli aborti a pagamento, durante il normale orario di servizio, nei locali e mediante le attrezzature appartenenti alla struttura ospedaliera pubblica di Cerignola.

Dall’attività tecnica d’indagine e dalle testimonianze raccolte è emerso che le pazienti si rivolgevano al Dr. Battarino sia perché era risaputo che lui fosse il medico che si occupava di eseguire le interruzioni volontarie della gravidanza a Cerignola, sia attraverso altri ginecologi, obiettori di coscienza, che si impegnavano a trovare per le loro pazienti un collega disposto ad intervenire quanto prima, perché erano ormai al limite del termine utile. Dalle intercettazioni si evince che il Battarino dava ai colleghi la disponibilità ad intervenire celermente, anche il giorno successivo alla telefonata, sempre che, pagassero la somma richiesta… ”se tu vuoi io la posso fare pure domani mattina. Se lei sa che praticamente io le faccio il certificato e la visita di Belpiede sono cinquanta e cinquanta, non c’è problema, può venire domani mattina”. Battarino riceveva, quindi, la paziente nel suo studio e si faceva consegnare il denaro da dividere con l’anestesista per effettuare l’intervento.

Particolarmente esplicito era il comportamento di Battarino allorquando l’intervento era richiesto da donne straniere a cui chiedeva il consueto versamento di 100 euro rappresentando che, in caso contrario, anziché dopo due giorni, le avrebbe fatte aspettare un mese. Per rincarare la dose aggiungeva che potevano recarsi in un altro ospedale, ma l’attesa sarebbe stata lunga con il rischio che la gravidanza avrebbe superato i novanta giorni. Le donne si rassegnavano al pagamento”.

L’indagine ha fatto luce su venti casi riscontrati che vanno inseriti in un sistema di malaffare che evidentemente andava avanti da molto tempo come dichiara lo stesso Battarino in una conversazione intercettata dove spiega al suo interlocutore il funzionamento del meccanismo:”…io faccio 500 interruzioni all’anno… da 25 anni… 500 all’anno… hai capito…”.

I due medici sono agli arresti domiciliari.

Redazione Stato@riproduzioneriservata

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2 commenti su "Cerignola, soldi per abortire: arrestati 2 medici (AUDIO)"

  1. Eccoli qua, i risultati dello spargimento a macchia d’olio di questi “obiettori di coscienza”, hanno esasperato la situazione e le persone, aguzzando l’ingegno di quanti ci fanno sopra affari, e martoriando i poveri cristi che devono giocoforza rivolgersi ad elementi simili.

  2. Arrestare? Loro sono medici,poveri medici,se i medici dicevano alle donne di abortire i loro figli,significa ..!Ma sti poverini medici …

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