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Processo ‘Tre moschettieri’, clan Notarangelo, ok parti civili

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
18 Febbraio 2013
Cronaca // Foggia //

Angelo Notarangelo (detto 'u'cintaridd' - Ph: vocedivieste)
Foggia – STAMANE, nell’aula della Corte d’Assisi del Tribunale di Foggia ha avuto inizio il processo istruito a seguito della operazione di p.g. dei Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia convenzionalmente denominato “Tre moschettieri”.

Nel corso della prima udienza si è avuta la costituzione di parte civile del Ministero dell’Interno, rappresentato dal sottosegretario On. Carlo De Stefano, la FAI rappresentata dall’On. Tano Grasso, il Comune di Vieste, l’associazione antiracket di Vieste rappresentata dal suo presidente. All’udienza erano presenti anche il Prefetto Elisabetta Belgiorno Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, Luisa Latella, il Prefetto di Foggia, il Colonnello Antonio Basilicata, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Foggia, il Questore ed il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia.

L’odierno processo è il frutto dell’attività d’indagine compiuta dai Carabinieri sfociata nella richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Bari, a seguito della quale il GIP del capoluogo regionale pugliese ha accolto nel 2012 la richiesta di quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Angelo Notarangelo, detto “cintaridd”, presunto capo dell’omonimo clan operante nell’area garganica e di altri tre dei suoi soldati più fidati affiliati di spicco al citato sodalizio criminoso. Nella notte del 19 luglio 2012, i militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Foggia, nell’ambito dell’operazione denominata convenzionalmente “Tre Moschettieri”, parodia della presenza di ben tre soggetti appartenenti alla presunta famiglia criminale dominante (Notarangelo), hanno dato esecuzione alle quattro misure cautelari nei confronti del fratello del presunto boss Notarangelo Giuseppe, il cugino Luigi Notarangelo e Perna Girolamo uomo di fiducia, mentre a Notarangelo Angelo l’ordinanza è stata notificata presso la casa circondariale di Foggia, ove si trovava ristretto dal 13 aprile 2011, poiché tratto in arresto, unitamente ad altri sei sodali, nell’ambito delle operazione convenzionalmente denominate “Medioevo” e “Sloat Machine”, con l’accusa di estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ai danni di imprenditori turistici viestani, ribellatisi dopo anni di soprusi trovando il coraggio di denunciare i continui taglieggiamenti posti in essere dal citato gruppo.

Esterno Tribunale di Foggia (St@)
L’esempio fornito dalle vittime e la rinnovata fiducia nelle istituzioni ha fatto si che altri imprenditori, operanti nel settore del turismo, si ribellassero alle angherie poste in essere per lungo tempo nei loro confronti da parte del NOTARANGELO e dei suoi ulteriori tre adepti. Questi ultimi, consapevoli del loro spessore delinquenziale e della associata fama negativa che connotava il loro ambito di appartenenza criminale, dapprima preannunciavano alla vittima di potergli offrire protezione sotto forma di guardiania, manifestandogli l’indispensabilità della loro presenza per avere garantita la sicurezza nella struttura turistica, successivamente, intuendo che l’imprenditore non era intenzionato a fronteggiare tale iniziativa con dazioni economiche in loro favore, iniziavano gli atti intimidatori nei confronti della struttura e di tutta la proprietà, In tal modo la vittima, avendo inteso chiaramente che i soggetti esercitavano un grosso potere di controllo sulle attività commerciali viestane, essendo quindi in grado di compromettere seriamente le loro imprese, si vedevano costretti a versare nelle mani degli aguzzini dai 1.000,00 ai 1.200,00 euro mensili.

L’attività estorsiva si protraeva per lungo tempo, dalla primavera del 2009 sino al mese di settembre 2011, durante il quale risultavano vani i tentativi delle vittime di “rinegoziare” le pesanti tangenti. Difatti, ad ogni ritardo nei pagamenti e ad ogni prospettata difficoltà economica nel pagamento delle “messe a posto”, seguivano puntualmente atti intimidatori nei confronti dell’imprenditore, come il gasolio in piscina, colpi di fucile sulla vetrata del bar, furto dei PC nella reception, numerosi colpi di pistola contro una delle auto di proprietà, biglietti e scritte minatorie ed altri atti dimostrativi di ogni genere e tipo.

Le indagini poste in essere dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari hanno permesso di infliggere, a distanza di pochi mesi dall’esecuzione delle sette ordinanze di custodia cautelare dell’operazione Medioevo in aprile 2011 – le due di Sloat Machine nel novembre 2011 – il sequestro preventivo della villa bunker – operazione Camelot nei primi giorni del mese di luglio 2012, un altro duro colpo al clan viestano, che vede i suoi vertici nuovamente ristretti in carcere con la pesante accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le investigazioni hanno consentito di collazionare ed acquisire innumerevoli prove documentali inerenti le somme di denaro utilizzate per il pagamento del pizzo, riscontrando il perfetto collimare delle cifre pagate, con i periodi nei quali gli imprenditori subivano le vessazioni scaturite dai continui ed innumerevoli danneggiamenti. Elementi probanti che, per la tipicità dei reati contestati, normalmente risultano difficili da acquisire.

La presenza nel comune di Vieste di imprenditori riuniti in un’associazione Antiracket e la pronta risposta della Magistratura e delle Forze dell’Ordine alle incessanti richieste di giustizia da parte delle vittime, apre nuovi orizzonti di legalità per la comunità viestana, ormai stanca di sopportare soprusi, prepotenze e richieste estorsive.

Redazione Stato

5 commenti su "Processo ‘Tre moschettieri’, clan Notarangelo, ok parti civili"

  1. Da: avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)

    Il Comune è responsabile per la caduta di un motociclista causata da un cane randagio!

    Se un “centauro” cade dalla moto a causa di un cane randagio, la responsabilità è del Comune, che dovrà pertanto risarcirgli tutti i danni subiti.

    Così, con una sentenza dello scorso 12 settembre 2012 , il Tribunale capitolino ha condannato il Comune di Roma a versare 18 mila euro nei confronti di un povero motociclista caduto dal proprio mezzo a causa dell’aggressione di un randagio. (Trib. Roma, sent. n. 17118 del 12.09.2012)

    Nonostante, infatti, la gestione dei randagi sia affidata all’Azienda Sanitaria Locale (ASL), e su di essa incombano le relative responsabilità, l’ente locale non è comunque immune da colpe.

    In pratica, la legge quadro, 14 agosto 1991 n. 281, e la legge regionale, in tema di animali di affezione e prevenzione del randagismo, impone anche al Comune il rispetto del dovere di prevenzione e controllo del randagismo sul territorio di competenza. L’omissione di tale dovere costituisce causa di responsabilità nei confronti dei terzi.
    Foggia, 18 febbraio 2013 Avv. Eugenio Gargiulo

  2. Ma esiste davvero questo avvocato?? e che tipo di pubblicità si fa se commenta sempre fuori tema? red ci illumini…

  3. Abbiamo più volte invitato l’avvocato a non commentare fuori tema, abbiamo pubblicato un articolo a sua firma proprio oggi ma vediamo che non serve; non sappiamo cosa fare, continueremo a tagliare i commenti fuori tema; grazie; Red.Stato

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