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Bari, droga, carabinieri sgominano clan famiglia Zonno

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
11 Febbraio 2014
BAT //

Carabinieri (archivio)
Bari – E’ in corso dalle primo luci dell’alba una vasta operazione antidroga condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari contro un clan, facente capo alla famiglia “Zonno” di Toritto, alle porte di Bari, che gestiva un ingente traffico di stupefacenti in una vasta area dell’hinterland barese.

Sono impiegati circa 80 uomini, con l’aiuto di unità cinofile e di un velivolo del 6° Nucleo Elicotteri di Bari. I reati contestati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari che hanno consentito al Giudice per le Indagini Preliminari di emettere il provvedimento di custodia in carcere per tutti gli arrestati, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi, nonché per alcuni la violazione della sorveglianza speciale.

Sequestrato anche un laboratorio per la lavorazione e il confezionamento dello stupefacente che poi veniva piazzato sul mercato da un folta squadra di pusher che, in alcuni casi, non hanno esitato a fare ricorso alla minaccia delle armi per garantire il controllo delle piazze di spaccio e la regolarità dei pagamenti. Innumerevoli gli episodi di spaccio al dettaglio documentati dai militari dell’Arma a riprova della pericolosa ramificazione che l’organizzazione aveva raggiunto in particolare nei comuni di Toritto, Binetto, Grumo Appula, Palo del Colle e Bitonto, dove disponeva di numerosi depositi temporanei ricavati spesso in cavità di muri di abitazioni disabitate.

I dettagli dell’operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà presso il Comando Provinciale Carabinieri alle ore 10, presieduta dal Comandante Provinciale, Colonnello Rosario Castello.

Redazione Stato

1 commenti su "Bari, droga, carabinieri sgominano clan famiglia Zonno"

  1. Da: avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)

    Commette “favoreggiamento” e non “concorso nel reato” la madre del “pusher” che getta la droga nel wc all’arrivo degli agenti!

    Il convivente dello spacciatore risponde del reato connesso alla detenzione se dà un contributo alla gestione o al traffico delle sostanze: insufficiente l’accertamento limitato all’irruzione della polizia
    Pertanto, il convivente del pusher che all’arrivo degli agenti butta la droga nel bagno risponde del reato di favoreggiamento e non necessariamente di concorso nella detenzione visto che non c’è prova che abbia contribuito alla custodia della sostanza e alla gestione del traffico illecito.

    Lo ha sancito la Corte di cassazione con la recentissima sentenza 12997 del 19 marzo 2014.
    Per la quarta sezione penale sbaglia la Corte d’appello di Roma che ha condannato la madre dello spacciatore per concorso in detenzione al fine di spaccio di un quantitativo imprecisato di sostanza stupefacente di tipo marijuana e hashish che è stata gettata dalla donna nel water all’arrivo della polizia giudiziaria.

    Secondo Piazza Cavour la Corte capitolina ha fondato la colpevolezza della donna su di un’unica circostanza che costituisce un comportamento non meramente passivo, ovvero nella dispersione della droga nel bagno, che di per sé non sarebbe significativa del concorso nel reato: al riguardo, la Suprema corte ha osservato che “in tema di detenzione di sostanze stupefacenti, la distinzione tra connivenza non punibile e concorso di persone nel reato va individuata nel fatto che, mentre la prima postula che l’agente mantenga un comportamento meramente passivo, nel concorso di persone è richiesto un contributo che può manifestarsi anche in forme che agevolino la detenzione, l’occultamento e il controllo della droga, assicurando all’altro concorrente, anche implicitamente, una collaborazione sulla quale questi può contare”.

    E ancora, il convivente del soggetto autore di attività di “spaccio” di sostanze stupefacenti ne risponde a titolo di concorso ove abbia quanto meno agevolato la detenzione della sostanza, consentendone l’occultamento, mentre non ne risponde se si sia limitato a conoscere di tale attività.

    Pertanto, per ritenere il concorso è necessario accertare che il convivente con il detentore della droga abbia positivamente contribuito alla custodia della sostanza e alla gestione del traffico illecito di spaccio posto in essere dal correo. Nel caso esaminato, tale accertamento è mancato, visto che si è potuto solo fondare nell’immediatezza degli eventi (intervento degli agenti) e dall’intento di evitare l’arresto del figlio. Per questo, alla Corte romana il nuovo giudizio.
    Foggia, 25 marzo 2014 Avv. Eugenio Gargiulo

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