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Foggia, ecco come nasce l’emergenza rifiuti (VIDEO)

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
20 Ottobre 2011
Capitanata //

Ore 10. Cassonetti in Via De Petra dopo il passaggio di un side loader (St)
Foggia – UN side loader enorme s’avvicina che sono le 9.53 ai quattro cassonetti ubicati alla convergenza tra Via De Petra e Piazza Achille Donato Giannini. Alle loro spalle, uno dei muri di recinzione del campo Coni, una piazzetta in asfalto, un abbozzo di parchetto caduto in digrazia, senz’alberi nè ciuffi verdi. E non è questione di stagione. I quattro contenitori della spazzatura, vecchi, sfasciati e bruciati in più d’una occasione, traboccano. Sono circondati di stracci, valige, borse, scarpe. Tutta roba resa lercia dalla presenza indiscreta di residui di cibo, banchetto buono per cani e ratti.

In città, tutti evitano con discrezione di parlare di nuova emergenza. Dall’amministrazione alla Cgil si fa il giro delle reponsabilità, patata bollente che scoppierà dai troppi colpi subiti. L’ipotesi più accreditata è che la maledizione dipenda dalla saturazione delle discariche e dall’estinguimento dei fondi.

Ed invece, quel che accade a Foggia parla un linguaggio diverso, già ampiamente documentato, ad esempio, dalle inchieste pubblicate dal giornalista de l’Attacco Francesco Bellizzi (poi minacciato proprio per aver addossato buona parte delle responsabilità ai dipendenti della municipalizzata). E che si ripete quotidianamente sotto gli occhi dei cittadini. In Via De Petra succede che, svuotati due cassonetti, il camion vada via, lasciando in terra la maggior parte del lavoro (ma questa è opera che compete alle squadre manuali, invisibili) e altri due recipienti così come sono: pieni. Va via il camion, che sposta anche di qualche metro la collocazione dei cassonetti, onde evitare ulteriori storture della struttura, restano invece due ragazzi, un maschio ed una femmina. Con le mani affondate nella spazzatura hanno fatto compagnia al mezzo dell’Amica per buona parte del tempo. La macchina con le quattro frecce, loro alla ricerca di vestiti. Sono giunti con una macchina bianca, di fabbricazione tedesca e targa bulgara.

C’è da pensare che, più che i mezzi ed il carburante, alla politica servano delle mani che raccolgano quanto resta in giacenza sull’asfalto, a nutrire l’emergenza e a fagocitare gli ultimi scampoli di pulizia di un capoluogo in scacco della sporcizia. Come a conferma, dall’altra parte della strada, circa tre-quattrocento metri più avanti, dove Via De Petra s’interseca con via Luigi Einaudi (è una zona di cui abbiamo parlato spesso e che accoglie lo scheletro di un parco giochi trasformato in ectoplasmatica presenza) in uno spiazzo adibito a parcheggio a pochi passi dalla sede dell’Aci di Foggia, due side loader si incrociano. Gli autisti parcheggiano, scendano dalle rispettive cabine, si parlano in maniera concitata per qualche lunghissimo istante. Sbraitano. Ma è come se nessuno notasse che, a due metri da loro, due cassonetti strabordano di spazzatura. Quando risalgono, uno scappa in un senso ed uno nell’altro, mentre i cassonetti rimangono pieni ed intatti. Neppure dieci secondi dopo, due residenti di Via Luigi Imperati s’accostano, danno una rapida occhiata a quei mezzi i dissolvenza e scagliano con fare nervoso altre buste in terra. Proviamo, occultando la nostra identità, a brontolare, li riprendiamo. Loro rispondono per le rime e lamentano che non ci sono altre soluzioni. E indicano le sagome meccaniche dei mezzi che non ci sono più.

1. I DUE SIDE LOADER DI AMICA SI INCROCIANO IN UNO SPIAZZO DI VIA DE PETRA
CONFESERCENTI:”AUTOGESTIONE DEI RIFIUTI” – La loro è un’accusa silenziosa ma inappellabile, che fa seguito, senza clamore, a quelle lanciate, in questi giorni, da svariate associazioni cittadine. Tutte indignate e tutte identicamente convinte che l’errore sia a monte, nel sistema di gestione, nell’incapacità di chi raccoglie e di chi smaltisce, nella pochezza di un piano incosistente, piuttosto che nella mancanza di disciplina dei singoli. Proprio oggi, Carlo Simone, presidente provinciale di Confesercenti, ha lanciato un nuovo disperato appello a fare presto per scongiurare il deterioramento di una situazione ormai
2. I CASSONETTI DOPO IL PASSAGGIO DEI SIDE LOADER. NON LI HA SVUOTATI NESSUNO
al limite. La proposta dell’associazione dei negozianti è a metà strada tra proposizione e provocazione. Simone lancia infatti l’idea d’una “autogestione dei rifiuti”. Che fa il paio con l’ammissione d’inettitudine della municipalizzata di Corso del Mezzogiorno.

UN UNICO AMMASSO DI MONDEZZA – Dar torto a commercianti e popolazione è praticamente impossibile. Foggia è un unico ammasso di mondezza. E la sassaiola di martedì contro un camion dei pompieri chiamato a domare le fiamme che ardevano uno dei cassonetti della città è la prova provata di come il vandalismo abbia ceduto il passo all’organizzazione di una protesta urlata e scomposta. E mentre la politica si lancia in attestati di stima, è sufficiente un giro per le periferie per capire quanto, invece, il fenomeno sia ampio. Via Trinitapoli è un continuum di rifiuti bruciati ed un odore che colpisce dritto nei sensi. Ci vuole uno stomaco di ferro ed una grande resistenza per avvicinarsi ai cassonetti più distanti dal centro abitato. Una signora sulla sessantina, superata la lingua d’asfalto che divide il cancello del suo locale dal contenitore della spazzatura, lotta con i mucchi di piatti e di scarpe risparmiati dai roghi. In mano, un cassettino di plastica ricolmo di scarti alimentari. Ci guarda intimorita mentre scattiamo un paio di foto. Biascica qualche protesta, poi ritorna dentro.

RIONE MARTUCCI – Il panorama non cambia, anzi finisce col peggiorare, spostandoci in direzione Rione Martucci. Nel quartiere al di qua del passaggio a livello, c’è gente che sostiene di non vedere miglioramenti da almeno una settimana. “Siamo abbandonati a noi stessi”, grida in dialetto un uomo minaccioso solo all’apparenza. “Prima erano tutti qua a fare comizi, ma oggi sono tutti chiusi nelle loro stanze. E chi li ha visti più?” sbotta sua moglie che è un’insegnante in pensione. Abitano nel Rione da una vita, “da quando esiste, da quando era solo una campagna disordinata ma pulita”. La pulizia, ora, manca, ma sul disordine è cambiato poco. A confine con un campo con affaccio Poligrafico, due cassonetti restituiscono alla città mobilia varia ed eventuale, dai comodini ai tavoli. Tutto il resto del quartiere, dalle zone storiche, a quelle di nuova costruzione, è il sunto dell’abbandono. Mucchi di spazzatura giacciono miseramente dietro cancelli in ferro che richiamano alla mente promesse infinite di cantieri mai realizzati.

Villaggio artigiani (con tanto di sigle sui cartoni)
VILLAGGIO ARTIGIANI: “OBBLIGATI ALL’INDISCIPLINA” – A circa un chilometro, Villaggio Artigiani. Per un tratto della cronologia di quest’emergenza rifiuti, la zona produttiva del capoluogo ha rappresentato il punto più basso e pericoloso. Nemmeno un paio di mesi fa fu rinvenuta farina di sangue dell’Asl di Barletta. Da quel momento, sarebbe dovuto scattare il controllo serrato di istituzioni e magistratura. Invece, si è fatto a gara a chi la sparava più grossa, se le minoranze politiche o le maggiornaze governative. Con il risultato che le urla hanno a loro volta seppellito il problema, occultandolo. O, addirittura, retrocedendolo nella scala delle priorità programmatiche. Tutto, mentre Istat, Legambiente, Ispra, Svimez continuano a narrare racconti di sofferenza. Un città senza lavoro, esposta all’infiltrazione della mala, atterrita dai vandalismi che sono pane quotidiano, con un tasso di differenziata ridotto al lumicino e cervelli in fuga come non mai. “Una città dove, da 30 anni, a guadagnare sono i soli costruttori”, sentenzia Mimmo Di Gioia, Libera Foggia. Dall’imbocco della zona artigiana, fino alle casermette, dalle carceri sino alle traverse che sboccano su Via Manfredonia, è un inno alla crisi-spazzatura. Da quasi un anno, le piccole imprese invocano un piano raccolta speciale. D’altra parte, anche se in aumento, gli appartamenti sono minoranza. Ecco perché le buste non sono molte. Quel che abbonda nei cassonetti sono materiali speciali, a volte, specialissimi. Si trova traccia di bidoni in latta con fondi sporchi di oli e solventi, una marea di cartellette contenenti fatturazioni (c’è anche sovrimpresso il nome del destinatario, caso mai si volesse intervenire con certezza sanzionatoria), pezzi in plastica, alluminio ed in metallo, spesso molto ingombranti. “Prima l’Amica, poi il sindaco ci avevano assicurato che avrebbero provveduto – si lamenta un meccanico – E invece, guardati intorno”. Confessa la sua propria indisciplina, ma solo perché “da queste parti non abiamo alternative all’indisciplina”. A detta sua, “non vogliono risolvere il problema”.

CEP E MACCHIA GIALLA – Spostandosi verso la periferia Sud, lo scenario non muta. Cep e Macchia Gialla sono allo stremo, con la peggiorazione dello sverso dei cantieri che, in barba alle leggi, si adeguano a gettare il materiale di risulta all’interno del tratturo Foggia-Incoronata. Diversi cassonetti sono vuoti, ma tutt’intorno è una geremiade di sacchi e scarpe e carte e stendibancheria e vecchi zaini e ante e mobili. I vestiti sono gettati alla rinfusa. “Sono le nuove bancarelle del mercato”, si rattrista Tonino Soldo, Legambiente Foggia. Infatti, tra un bidone e l’altro, vanno aumentando le auto con targhe bulgare e
Benvenuti a Foggia, Viale degli Aviatori (St)
rumene che percorrono a velocità limitata le lingue d’asfalto ed i ragazzi africani che, da primo mattino, spingono, goffi, carrozzine caricate con bustoni gialli pieni di ogni cosa. “Quelle della mia misura le uso. Alcune le regalo ai miei amici. Altre ancora provo a venderle o a scambiarle per fare qualche soldo e poter mangiare”, ci racconta in francese un ragazzo congolese non dopo un piccola resistenza e la garanzia che non l’avremmo fotografato. Frigoriferi a frotte invece, stazionano in tutte le strade d’uscita della città. A poca distanza dall’Ipercoop, ad esempio, ce ne sono ben tre, accantonati nei pressi di un solo cassonetto. Un ragazzo, all’apparenza bulgaro o rumeno, lo sta martellando per staccarne un’anta. Chiediamo a cosa serva, ci guarda strano e fa per alzarsi. Gli s’avvicina un cane, scaccia anche lui e, placido, il quadrupede va a banchettare fra la spazzatura. Per chi arriva, Foggia comincia da qui. Per chi vi esce, vi finisce.

p.ferrante@statoquotidiano.it
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VIDEO, LA CITTA’ RICOPERTA DI RIFIUTI@RR

4 commenti su "Foggia, ecco come nasce l’emergenza rifiuti (VIDEO)"

  1. proprio oggi,alle ore 13,00 un addetto al ritiro dell’umido per intenderci l’autista del compattatore, alla mia domanda :Quando togliete tutta questa immomdizia per terra? Mi ha risposto tolitela tu. Tutto questo alla Via Salvemini. Non è camorra questa?

  2. E’ evidente che il problema è difficilmente risolvibile. Trattasi di un problema economico e di un problema di “organizzazione” del ”’personale”’.
    Ma occorre un gesto dimostrativo che aiuti questa Amministrazione a sentirsi stimolata e giustificata nel chiedere aiuto altrove, anche allo Stato Centrale/militari.
    Se esiste indignazione sufficiente da parte dei residenti della Città, non si può organizzare qualcosa tipo il deposito di un sacchetto ‘pieno’ di immondizia davanti una sede comunale, un suo ufficio?
    L’unione fa la forza il resto è inutile polemica, quantunque giustificata da immagini e documenti.
    Occorre l’azione.

  3. E’ evidente che il problema è difficilmente risolvibile. Trattasi di un problema economico e di un problema di “organizzazione” del ”’personale”’.
    Ma occorre un gesto dimostrativo che aiuti questa Amministrazione a sentirsi stimolata e giustificata nel chiedere aiuto altrove, anche allo Stato Centrale/militari.
    Se esiste indignazione sufficiente da parte dei residenti della Città, non si può organizzare qualcosa tipo il deposito di un sacchetto ‘pieno’ di immondizia davanti una sede comunale, un suo ufficio?
    Oppure occorre organizzarsi, per ogni punto con cassonetti, e ripulire i residui contestualmente la sosta dei compattatori che svuotano i cassonetti, in pratica essere noi stessi i netturbini del caso.
    L’unione fa la forza il resto è inutile polemica, quantunque giustificata da immagini e documenti.
    Occorre l’azione.

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