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Conclusa la campagna di scavi nell’insediamento di Coppa Nevigata

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Ottobre 2010
Manfredonia //

Scavi Coppa Nevigata, una delle due postierle
Scavi Coppa Nevigata, una delle due postierle (da: Sito Cm-Mf)
Manfredonia – SI è conclusa la campagna di scavi 2010 nell’insediamento fortificato di Coppa Nevigata, sito a pochi chilometri a ovest di Manfredonia. Il sito archeologico presenta una stratificazione millenaria che testimonia frequentazioni umane fin dal Neolitico; a partire dall’età del Bronzo si sviluppò un insediamento imponente che ebbe contatti anche con la civiltà minoica. Reperti rinvenuti durante le precedenti campagne di scavi raccontano di una civiltà che praticava l’estrazione della porpora dai murici e la spremitura delle olive.

Il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, “da sempre interessato a un’indagine territoriale da cui far emergere dati non solo archeologici, ma anche naturalistici e antropologici, finalizzati alla ricostruzione delle origini del territorio”, ha di recente affidato le indagini nella zona al professor Alberto Cazzella, ordinario della cattedra di Paletnologia presso il Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell’Antichità dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma.

Dalla relazione dello studioso emerge come Coppa Nevigata presenti una sequenza pressoché completa dell’età del Bronzo, con la struttura più antica risalente alla prima metà del II millennio, la cosiddetta fase Protoappenninica: le tracce parlano, infatti, di una capanna a margini curvilinei, di cui sono stati individuati i quattro buchi di palo che dovevano sorreggerne la copertura.

La fase costruttiva successiva è caratterizzata da un muro difensivo, portato alla luce per un tratto di circa trenta metri, in cui si aprono due postierle a distanza ravvicinata, con testimonianze relative a una porta, a cui si accedeva mediante un ingresso realizzato con blocchi megalitici. Con l’esplorazione approfondita del tratto di mura è stata riconosciuta la fronte orientale di un’altra fortificazione, risalente all’Appenninico Antico, ed è stato condotto un saggio nel riempimento per verificare se in tale punto si potesse riconoscere l’esterno di una delle postierle: ne è emerso che la fronte esterna della postierla è conservata fino alla sua copertura, ed è stata messa in luce per gran parte della sua altezza originaria.

La parte più orientale delle mura protoappenniniche denuncia tracce di un rifacimento parziale, probabilmente eseguito in seguito a un crollo localizzato. E’ stata riconosciuta, inoltre, una precedente fase di occupazione, caratterizzata dalla presenza di un acciottolato e di numerosi buchi di palo.

Dai livelli del Subappenninico Recente (XIII-XII sec. a.C.) provengono diversi frammenti di metallo, alcuni elementi in corno di cervo segati e un vago in cristallo di rocca. In due punti localizzati si hanno tracce di combustione con presenza di fibre vegetali, forse tavole connesse con una copertura piana o un soppalco soggetto a crollo parziale: tale struttura appare a pianta semicircolare (ma non si può escludere che fosse in origine circolare), e risulta realizzata con più filari in pietrame sovrapposti, il cui diametro aumenta scendendo verso il basso. Un momento più tardo, per ora appena indiziato (Sub-neolitico), è emerso dagli ultimi scavi, costituendo un aggancio con l’insediamento dell’età dei metalli.

“Il sito archeologico di Coppa Nevigata è uno dei più importanti d’Italia, un vasto insediamento da cui emergono le testimonianze del nostro passato. Ho sempre nutrito un forte interesse per l’archeologia, che ci aiuta a percorrere a ritroso le strade della nostra storia, a scandagliare tutti gli ambienti in cui ha operato chi ci ha preceduto, per consegnarci la consapevolezza delle nostre origini, della nostra cultura, indispensabili al procedere”, ha dichiarato il sindaco Angelo Riccardi.


Redazione Stato

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