Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione
Titolo originale: La buca
Nazione: Italia, Svizzera
Genere: commedia, grottesco
SECONDO tentativo per Daniele Ciprì, dopo la separazione da Franco Maresco, con La buca, cinema d’impianto grottesco che si lascia disegnare, questa volta, dalle interpretazioni di Sergio Castellitto, Rocco Papaleo e Valeria Bruni Tedeschi. Due i personaggi principali, un avvocato truffatore e un ex-detenuto appena uscito dal carcere. Si incontrano per caso (il secondo vittima di una truffa del primo) e restano insieme col comune obiettivo di annullare la vecchia condanna, ghiotta occasione di guadagno per l’avvocato.
E’ spiacevole dirlo, ma si tratta di deja vu, puntuale e preciso nei difetti come nei pregi.
La buca vince per le medesime ragioni per cui vinceva E’ stato il figlio, anzi, a voler essere indulgenti, ne sembra un consolidamento dei valori, sin dai titoli di testa, dotati di animazioni accattivanti che sembrano provenire direttamente dal classicismo della vecchia Pixar o da quello del cinema americano degli anni d’oro.
La fotografia e la cura delle inquadrature non lasciano dubbi sulle abilità tecniche – Ciprì è, d’altronde, ben noto per la prima -, anche se a tratti appaiono artificiose per l’uso di effetti cromatici, i quali, comunque, si tollerano calati in un contesto che dall’iperbole, anche grafica, trae la sua forza.
Infine il macchiettismo grottesco delle situazioni e dei personaggi, che dichiara gli intenti registici e quasi convince per la sua connotazione semi-fumettistica, ma lascia trapelare le prime debolezze, l’incompletezza, illumina delle cadute nel vuoto, come un palloncino che perde aria e mostra le pieghe. Sergio Castellitto riveste un bel personaggio ma finisce sovente poco sopra le righe; Rocco Papaleo è troppe volte spento, granitico e monocorde, una sorta di errato esito del suo tentativo di rendere la disillusione di Armando (l’ex- detenuto); Valeria Bruni Tedeschi, dal suo canto, si sforza continuamente di comunicare la solitudine del proprio personaggio, ma i risultati sono altalenanti e l’interpretazione a volte si svela come tale e rompe la magia dell’immedesimazione.
Sono solo le minori tra le debolezze de La buca, che, come per E’ stato il figlio, pecca gravemente sulla sceneggiatura, completamente fiacca, che non riesce a mettere un tiro a segno. Colpi a vuoto su ogni tentativo di comicità, drammatizzazione, carica grottesca, di cui si intravedono solo intenzioni (questa volta neanche particolarmente geniali) che non sortiscono effetti: risata, tristezza, riflessione, malinconia, tragedia, disincanto. A differenza di tanta commedia italiana dai medesimi esiti, La buca conserva una notevole distanza dalla pochezza comica della prima ed una dignità di altro livello, ma non basta, e dopo poco non è più sufficiente la cura estetica della pellicola, e la noia prende piede inesorabilmente.
Pochi dubbi che alle opere di Ciprì manchi uno sceneggiatore di grande spessore. A fronte della delusione dei suoi due ultimi due lavori, resta, tuttavia, un’altrettanto grande speranza: risolte auspicabilmente le debolezze di scrittura, un pregiato cinema grottesco in Italia potrebbe seriamente prender piede.
Non si può far altro che attendere.
Valutazione: 4.5/10
Spoiler: 3/10
Copertina: Daniele Ciprì – fonte: www.liberta.it
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