Merano – GENTE intabarrata, colletti alzati, cappelli strambi di lana e feltro, una massa umana in cammino tra la luce. Merano sotto il ghiaccio (a primo pomeriggio la temperatura tocca i cinque gradi sotto lo zero), è uno spettacolo di colori. Un ossimoro urbano, con quel grigio fumo del cielo e quel giallo e rosso delle bancarelle. È, quello della cittadina altoatesina, in ordine d’importanza, il secondo mercatino natalizio d’Italia. Preceduto soltanto da quello (raccontato una settimana fa da Stato) di Bolzano.
Eppure, nel giorno antecedente alla festa di San Nicolò, in una domenica prima di sereno, poi di freddo, infine di neve, i meranesi orgogliosamente brandiscono la propria superiorità. Per le vie della città vestite a festa, molti li vedi indifferenti, altri contenti, i più insofferenti. Essere celebri, in fondo, comporta anche svantaggi: caos, traffico intasato, poche decine di parcheggi sulle migliaia disponibili altrimenti, camperisti alloggiati alla carlona, e un meltin’ pot di parlate e modi di vestire.
Merano la nobile – residenza tra le preferite della principessa Sissi e dimora privilegiata degli Asburgo – gongola e storce il naso nello stesso momento. E mentre l’amministrazione comunale butta giù i soldi dei parcheggi (la tariffa parte dall’euro e sessanta centesimi in zone non proprio centralissime) ed i giovani arrangiano lavori nelle decine di bancarelle messe in piedi in quattro e quattr’otto, i residenti lamentano la penuria di organizzazione.
Nel gelo del “Natale a Merano”, nello scintillio sfavillante delle ottanta bottegucce tipiche, nell’odore di caldarroste e vin brulèe, camminando a fianco di San Nicolò o dei perfidi Krampus (trasposizione del divolo sconfitto dal Santo di Mira), sferzati dall’aria del Passirio e con le Dolomiti innevate a far da sfondo, lenisce le facce tristi. I bambini corrono dietro i demoni e dai demoni vengono scherzosamente battuti; padri e madri ammirano, sorridono e scattano foto. Comitive di giovani brindano al freddo con tazze di vino caldo e frutta ricoperta di cioccolato fuso. È il trionfo dell’atmosfera di festa.
A Merano non puoi sfuggire al Natale. Se non lo cerchi, lui ti insegue. Nei vicoli, nelle strade deserte, sotto i portici commerciali: ti rincorre. Canta le sue canzoni e balla sulle arie italiane e tirolesi al suono di fisarmoniche antiche. Ed il suo cuore pulsa nel mercatino. Una sinapsi emotiva che alletta i sensi, che sveglia il gusto del vivere senza pensieri per una mattinata, per un pomeriggio, per una serata. Abeti alti metri e panchine bianche ed aristocratiche. Ceramiche e legno e frutta e riciclo e biscotti e panpepato e zenzero e schiaccianoci e ballerine e mostri e cioccolato e feltro e pizzi. E tanta atmosfera. Merano, alla fin fine, val bene un po’ di freddo.
p.ferrante@statoquotidiano.it
Quello di Merano è il più bel mercatino dell’Alto Adige, e probabilmente d’Italia. Ricordo spesso e volentieri durante l’anno lo stand di frutta esotica… Ma Natale non è questo. Né mercati né mercatini.