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‘Mi hai rotto i cog…..’: è linguaggio comune, niente ingiuria

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
8 Maggio 2013
Casi e Sentenze // Manfredonia //

Insulti digitali (syd779@)
Foggia – LE frasi che fanno ormai parte del linguaggio
comune, sebbene grevi, non configurano un’ingiuria se non sono un
attacco all’onore altrui e sono proferite in un contesto che giustifica tale reazione.

Ci sono espressioni che, sebbene possano risultare pesanti e violente, non costituiscono un attacco all’onore altrui;
peraltro, l’uso di un linguaggio più “disinvolto” e aggressivo rispetto al passato, sebbene censurabile sul piano del costume, è ormai accettato, se non sopportato, dalla maggioranza dei cittadini.

Ad affermarlo è stata recentemente la Corte di Cassazione che, per entrare nel merito di un diverbio tra due coinquilini, ha chiarito che l’espressione “Mi hai rotto i cogl…”, anche se proferita davanti a testimoni, non configura il reato di ingiuria. ( così Cass. sent. n. 19223/13 del 3.05.2013). L’espressione colorita in questione – evidenzia la Suprema Corte – equivale ormai, nel linguaggio comune, a “non infastidirmi” e, nel caso di specie, era stata dettata dalla
necessità di rispondere alle petulanti insistenze dell’interlocutore
(che chiedeva notizie circa la sorte di un oggetto).

Per aversi ingiuria è necessario verificare il contenuto delle frasi, il significato che le espressioni adoperate hanno assunto nel linguaggio comune e nelle concrete circostanze in cui sono dette. Non contano le (eventuali) intenzioni inespresse dell’agente né le sensazioni soggettive che la frase può aver innescato nel destinatario. Né si può configurare il reato di minaccia se la persona si è limitata a gesticolare veemente, a urlare e a dare in escandescenze: per aversi la minaccia è infatti necessario infatti un gesto esplicito e inequivocabile tale da intimorire l’interlocutore.

(A cura dell’avv. Eugenio Gargiulo)

4 commenti su "‘Mi hai rotto i cog…..’: è linguaggio comune, niente ingiuria"

  1. Da: avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)

    Non commette il reato di ingiuria chi definisce “rompipalle” un suo contendente!

    Appellare come “rompipalle” una persona, nel corso di una riunione condominiale, benché si tratti di un’occasione caratterizzata da un’atmosfera tutt’altro che scherzosa e affettuosa, non costituisce reato di ingiuria.

    Ad affermarlo è stata la Suprema Corte di Cassazione con una recentissima sentenza con la quale ha stabilito che, ai fini del reato conta come la collettività avverta l’espressione; una frase entrata ormai nel lessico comune, per quanto volgare, è priva di reale offensività. ( così Cass. sent. n. 22887 del 27.05.2013)

    La Cassazione ha, così, confermato un principio ormai saldo: affinché possa parlarsi di ingiuria è necessario valutare il “contesto” nel quale l’espressione è stata riferita; pertanto, un clima di animosità – quale certo è una riunione condominiale – potrebbe esporre al rischio di epiteti “coloriti”!

    In aggiunta, è necessario anche considerare la convenzione sociale che, proprio per il frequente uso di espressioni forti e volgari, le ha -in parte – “legalizzate”. Ai fini del reato conta, cioè, la gravità della frase rispetto alla cd. “coscienza sociale”.

    L’espressione, dunque, secondo la Cassazione, è priva di “reale offensività”!
    Foggia, 28 maggio 2013 Avv. Eugenio Gargiulo

  2. Credo che il mio commento sul “rompipalle” sia adeguato al mio articolo cui sopra, o no? Saluti

  3. Salve,
    mi sono rivolto all’interno di una discussione su Facebook a un utente che criticava un politico per via di un’azione fatta e definita da lui una pagliacciata perché troppo rivolta all’attenzione mediatica. Io gli ho detto che non doveva essere interpretata così visto che molti politici non fanno nulla e restano immobili. E lui ha aggiunto che i politici devono lavorare nelle sedi adeguate, intendendo senza clamore A quel punto, io gli ho detto: “Anche se lui (il politico in questione) fosse rimasto nelle sedei adeguate, tu avresti scastato (stavo con cellulare e ho scritto male intendevo “scassato”) le palle”. Mi ha bloccato e quindi non ho potuto più seguire la discussione. Ora, Le chiedo, una espressione del genere (tra l’altro storpiata), ossia “scassare le palle” è oggetto di ingiuria oppure no, considerando il fatto che non fosse rivolto a lui in quel dato momento ma ipotizzabile in una data situazione (infatti, ho usato “anche se lui fosse rimasto nelle sedi adeguate, tu avresti…). Grazie.

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