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“A passeggio” tra le tradizioni delle Feste patronali

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
12 Luglio 2014
Cultura // Stato news //

Foggia – ”….Grazie di tutto, ci vediamo l’estate prossima,se Dio vuole, mi raccomando statevi bene e riguardatevi,ci sentiamo per telefono…”. Con queste parole,sul fare della fine di agosto, ma già subito dopo la festività del ferragosto, gli emigranti che sono tornati durante l’estate, nei nostri splendidi paesi della nostra Capitanata salutano i loro cari per far ritorno nelle città del nord Italia,i più fortunati o nei Pesi più lontani del nord Europa,del Canada,Stati Uniti e Australia, per i tanti che hanno dovuto abbandonare nel corso del secolo passato i nostri territori per cercare lavoro e fortuna altrove.

Molti ,i capostipite, sono mancati nel corso degli anni; ma i loro figli e nipoti continuano a trascorrere parte dell’anno,soprattutto la stagione estiva, in questi Paeselli dove il tempo sembra essersi fermato: segno, questo, di un attaccamento alla famiglia ,alla cultura e alle tradizioni, mai venuto meno e tramandato negli anni. Continuano a “scendere” dalle nostre parti, gli emigranti, ed a ritrovarsi nelle case dei loro padri o nonni; a ritrovare gli amici di un tempo o a portare, ai loro cari che non ci sono più: un fiore, un saluto e una preghiera.

….E partono, dopo le feste. I racconti, i ricordi, le giornate trascorse con amici e parenti tra conviviali pranzi, lunghe passeggiate, riposo nell’assoluta tranquillità e amenità dei queste terre. Partono e si salutano, tutti, con gli occhi luccicanti. Anche i bambini, che avevano sentito solo parlare dei luoghi ove erano vissuto i loro nonni e ne erano rimasti affascinati dopo averli visti, sono malinconici e partono con le lacrime e sono sempre gli ultimi a gridare dal finestrino aperto dell’automobile, mentre questa si allontana, dagli occhi e dal cuore ancor più stretti nella morsa della malinconia di chi resta: “..Nonno ciao, ci vediamo il prossimo anno, mi raccomando telefonami…!!”

…..E partono, dopo aver riempito sino a che è possibile l’automobile e le valigie delle sole cose che li terranno ancora materialmente uniti, per un po’ di tempo,a questi luoghi: i prodotti delle loro terre,del lavoro dei loro cari e dei loro paesani: Vino, formaggio, olio, mozzarelle, pizza, carne ed ogni ben di Dio. Prodotti che a volte vengono ordinati con mesi di anticipo per dar modo di accontentare tutti.

Sul finire di agosto,vdunque,vquesti nostri Paesi tornano ad essere i piccoli presepi abitati dagli anziani e dai giovani che ancora restano ed ai quali sono affidate le speranze di rinascita. I negozi i bar e le piazze tornano a svuotarsi; ciascuno torna alle occupazioni di sempre già cominciando a contare i giorni che mancano… alla prossima estate e alla prossima festa del Santo Patrono.

Nei Paesi della nostra grande provincia, infatti, l’estate è il momento più bello e importante per due eventi che essenzialmente legano,come un filo trasparente,tutti i piccoli centri che la popolano: Il ritorno degli emigranti e la festività patronale. L’una e l’altra cosa sono da sempre il connubio che lega tante persone alla loro terra natia.

La festa patronale è il momento atteso da tutti ; il giorno in cui tutti coloro che ne hanno la possibilità tornano al Paese; il giorno in cui tutti,dai più piccoli ai piu’ anziani, mettono il vestito e le scarpe nuove acquistate e tenute gelosamente conservate; il giorno in cui tutta la famiglia, dopo aver partecipato alla Santa Messa e proprio come quella patriarcale di una volta, riunita intorno al pater familias, celebra, intorno al tavolo agghindato per l’occasione dalle mani esperte e dalla bravura che solo le donne di queste terre sanno esprimere, il rito,antico, ma sempre simbolo di unione, di un luculliano pranzo. Poi tutti alla processione: anche questo un rito che si perpetua di anno in anno e la cui origine si perde nella notte dei tempi . La processione è l’evento centrale della festa patronale. Tutto il Paese ne è coinvolto. Le donne, giovani e anziani: gli uomini, tutti quelli che possono, seguono ordinatamente la statua che rappresenta il Santo Patrono- Subito dopo le Autorità civili e militari e i bambini che hanno fatto la comunione nel corso dell’anno,vestiti nei loro abiti bianchi. Le strade pulite e sgomberate dalle auto si riempiono di gente e la banda che precede la processione annuncia festosa il suo passaggio tra la gioia dei più piccoli.

Sui balconi vengono esposte,in omaggio alla Santa o al Santo, le coperte “di raso” quelle buone: del corredo proprio o destinato alle figlie che, dopo questa breve apparizione, scomparirà nuovamente, ben riposto, dentro qualche cassapanca. Una cosa che mi è sempre rimasta impressa nella memoria dei giorni della festa patronale che trascorrevo nel paese paterno (in provincia di Caserta) o, l’estate tra Pietra Montecorvino ed Accadia; Rodi Garganico e Vico del Gqrgano, e che ancora oggi, rivivendolo mi fa tornare alla mente ricordi bellissimi ed indelebili, è lo sparo dei mortaretti che di buon mattino ci davano la sveglia annunciandoci l’arrivo del giorno di festa. Quei “botti” avevano un effetto vitalizzante,ci facevano sobbalzare dal letto; aprire le persiane e correre a prepararci perché non volevamo perdere nemmeno un attimo della festa.

E le giostre? Per noi ragazzi erano, e lo sono ancora oggi per i ragazzi delle nuove generazioni, l’attesa di un anno che si concretizzava; un po’ meno per i nostri genitori che…dovevano sborsare qualche soldino in più..! ma c’erano sempre nonni e zii pronti ad intervenire in caso di..bisogno!! Poi la sera lo struscio, infinito, per il corso del Paese, sotto le luminarie che facevano sembrare giorno ed erano , o così ci sembravano, ogni anno più belle.

Lo “struscio” in realtà diventava a volte una vera fatica perché ,ancora oggi, bisogna camminare tra una moltitudine di persone che riempiono le strade centrali e i locali del posto che aspettano questi giorni come una manna dal cielo per guadagnare qualche euro di più e non si contano le “fermate” per salutare questo o quel conoscente, parente alla lontana, amico, ecc . Tutte persone che vediamo solo in questa occasione: una volta l’anno. Poi tutti insieme ad ascoltare “il concertino”,come si diceva una volta, o lo spettacolo con l’ultimo cantante di grido nella piazza principale del Paese o, più spesso, in quella dove si trova la chiesa “matrice”.

In ultimo il rito finale che ci tiene svegli sino a notte inoltrata: quello dello sparo dei fuochi d’artificio. Vederli ci riempie sempre di emozioni e ci fa tornare bambini. Ma questo rito segna, purtroppo,per tanti, l’arrivo del giorno della partenza; sono in molti infatti i forestieri che già dopo lo spettacolo pirotecnico terminano di fare i bagagli; caricarli sull’auto , pronti per partire, di buon mattino, per far ritorno alle loro case. Ed il giorno successivo alla festa infatti il Paese sembra un po’ più triste ed è più vuoto. La partenza degli emigranti lascia certamente un senso di malinconia.

Tutto questo accade,cari amici,nelle nostre calde estati, per le vie dei nostri splendidi borghi. Se volessimo fare un itinerario per un viaggio ideale e perché no,anche reale, tra i Paesi del nostro splendido territorio,, potremmo tracciarlo seguendo le feste patronali che le amministrazioni locali e le pro loco,con grande lena, organizzano di anno in anno in onore del Santo Patrono la cui venerazione nei nostri luoghi è ancora molto sentita.

Si inizia già da maggio con Volturino la prima domenica,per la festa di Maria SS. Della Serritella,il 7 maggio, a Volturara Appula Maria SS della Sanità; sempre in maggio si festeggia a Casalvecchio di Puglia Maria SS delle Grazie ed a Roseto Valfortore San Filippo Neri. Ma Roseto è anche il Paese dove in luglio,in occasione della Madonna del Carmine, si tiene,oramai da anni e con grande successo la grande festa dell’emigrante (o dell’accoglienza) ,dedicata a tutti costoro e in particolare alla grande comunità rosetana che vive in Canada. La maggior parte delle feste patronali si tengono tuttavia durante il mese di agosto proprio per dar modo ai tanti emigranti di rientrare nei loro paesi: così si inizia da Biccari dal 6 al 9 agosto con la festa di San Donato,come pure San Donato si festeggia dal 7 al 15 agosto a Carlantino. A Pietra Montecorvino il 18 agosto si festeggia la Madonna di Costantinopoli,ma anche nel mesi di maggio, il 16, si tiene il tradizionale “palio” di Sant’Alberto dedicato al Santo Patrono; la seconda domenica di agosto si festeggia a Faeto San Prospero. In molti Paesi la festività del Patrono si tiene dopo il ferragosto per….ritardare di qualche giorno la partenza dei “forestieri”. Così ad Accadia si festeggia dal 21 agosto la Madonna del Carmine, a Biccari il 22 agosto Maria SS delle Grazie,a Rocchetta Sant’Antonio dal 24 25 26 San Rocco e la Madonna del Pozzo e,infine ad Alberona il 29 e 30 San Giovanni Battista. E poi, le grandi feste che si tengono, in onore dei Santi Patroni, sul gargano: Sant’Elia, San Rocco, La Madonna della Libera. San Giovanni e San Pio da Pietralcina. Feste bellissime, dove i turisti che si trovano sul Gargano, possono ammirare le bellissime processioni a mare ( tipiche di San Menaio) o gli splendidi fuochi artificiali in mare: spettacolo davvero unico; per non parlare delle feste civili: il festival folk di Carpino ( che ha oramai raggiunto vertici di importanza europei) o l’estate vichese: dove spettacoli teatrali, di cabaret e musicali rendono più piacevole la permanenza dei turisti e degli emigranti nei loro Paesi.

Queste le feste principali che accompagnano le giornate dei Tanti: turisti, forestieri, emigranti ecc, che “ripopolano” i borghi della nostra terra durante l’estate e mi scuso sin da ora se, sicuramente,ne avrò dimenticata qualcuna. Ma non di solo feste patronali vivono i nostri antichi borghi. A Parte la festa dell’emigrante di luglio a Roseto, ricordo la splendida festa dei “suoni, sapori e colori di terra vecchia” che si tiene in settembre a Pietra Montecorvino ,e letto tra i borghi più belli d’Italia, e, il già ricordato Festival Folk di Carpino. poi l’ininterrotto susseguirsi di feste e sagre organizzate dalle varie pro-loco tra le splendide cornici naturali delle antiche torri, castelli baronali e principeschi , palazzi appartenuti a nobili famiglie feudatari e dignitari di Corte. “terre vecchie” borghi medievali, “muraglioni”, chiese matrici e cappelle votive; per non parlare dei posti, meravigliosi, dei quali si innamorò Federico II tanto da eleggerli a propria dimora estiva, ma non solo, e luogo di caccia per eccellenza o immersi nella natura, come il lago di Biccari, i boschi intorno ad Accadia e Roseto o il bosco di San Cristoforo o ancora i paesini arroccati sulle alture che fanno da sfondo al nostro grande fiume Fortore; confine naturale dalle terre molisane, la cui vegetazione, l’humus e specie animali offrono uno degli spettacoli più belli e suggestivi della natura e dove il naturale sistema di canali produceva l’energia necessaria a far funzionare i vecchi mulini ad acqua nell’agro di Roseto,mulini oggi recuperati,restaurati e destinati ad uso turistico e dove all’interno sono conservati le macine con le quali antichi ed esperti mugnai macinavano l’ottima farina.

Come abbiamo visto sono davvero tanti i belvedere dai cui “balconi” si possono ammirare i dolci declivi e le ampie valli che insistono in questi splendidi territori. Siamo pronti, allora, per partire: l’estate si avvicina, e quando il caldo si farà opprimente, il richiamo di questi luoghi ci inviterà a trascorrere splendide giornate tra persone e luoghi semplici in cui, forse, potremo ritrovare anche noi stessi.

(Ph: manfredoniaeventi)

(A cura del dr Salvatore Aiezza)

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