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Processo centrale Enel a carbone di Cerano, Wwf in aula

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
12 Dicembre 2012
Cronaca //

Enel - proteste (fonte: Greenpeace)
Brindisi – SI è svolta stamane la prima udienza relativa al processo sulla centrale a carbone ENEL “Federico II” di Cerano a Brindisi, che vede imputati diversi dirigenti dell’ENEL per l’inquinamento provocato dalla dispersione di polveri di carbone nei terreni intorno al nastro trasportatore e al carbonile scoperto, di circa 125mila mq, dell’impianto pugliese. Il tutto omettendo di adottare e proporre soluzioni per scongiurare la ripetuta diffusione di polveri di carbone oltre il recinto aziendale, come ad esempio la copertura del parco carbone, la stabile chiusura del nastro trasportatore ed altri accorgimenti che potevano ridurre le dispersioni delle sostanze inquinanti. Con tale comportamento le polveri hanno invaso le aree agricole e residenziali circostanti, provocando non solo un danno all’ambiente ma anche alle attività agricole e all’economia locale, oltre che a determinare un rischio per la salute dei residenti. L’avvocato Antonio Caiulo, si è presentato in rappresentanza di WWF e Italia Nostra presso il Tribunale di Brindisi per la costituzione di parte civile nel medesimo processo. Sono pervenute tante richieste di costituzione da parte di enti pubblici, associazioni ambientaliste e di consumatori, oltre che di privati cittadini. Il WWF auspica che con l’avvio del processo, la cui prossima udienza si terrà l’8 gennaio, si rafforzi ulteriormente – nelle istituzioni, nelle Autorità competenti e nell’opinione pubblica in generale – la consapevolezza delle gravi conseguenze per l’ambiente, la salute e l’economia di politiche industriali ed energetiche ormai obsolete, inutili e dannose come quella del carbone. Soprattutto a partire dalla Puglia che, su diversi fronti (non ultimo l’Ilva di Taranto) si trova a combattere contro l’emergenza ambientale.

Per questo il WWF Italia, con la propria campagna “No al carbone, Sì al futuro”, invita a firmare la propria petizione contro le centrali carbone in Italia su wwf.it/stop carbone.

Redazione Stato

1 commenti su "Processo centrale Enel a carbone di Cerano, Wwf in aula"

  1. Esprimersi in dissenso alle demenziali parole e fuorvianti concetti espressi in questo e numerosi altri messaggi di queste matrici lobbistiche e pseudo “ambientaliste”, rischia di apparire insensibilità verso i soggetti strumentalmente utilizzati come paravento, od attirare sproloqui da parte di quei personaggi.
    Ciò nonostante, ritengo utile farlo, ovviamente a titolo personale, perchè non è possibile non reagire ad un tale insulto all’intelligenza umana, soprattutto quando attuata con l’intento di carpire il consenso e la benevolenza dell’opinione pubblica, soprattutto quella parte non particolarmente informata sui fatti e sulle tecnologie che riguardano quel fondamentale settore produttivo, nonchè su un’obiettiva analisi dei vari contesti che riguardano una società moderna, avanzata e che si regge peraltro su un insieme di fattori e conoscenze disciplinate dalle Autorità preposte a queste materie.
    Io per primo sono un attento amante della natura, dell’ambiente e della salute e non ho alcun interesse nascosto che mi spinge a questa reazione (come piacerebbe speculare da parte di certi personaggi) e quello che dico nasce dalla mia conoscenza tecnica ed un lungo approfondimento di queste tematiche, a livello internazionale, per mia cultura personale.
    Premesso che, dire che la produzione elettrica, da qualsiasi fonte sia possibile e provenga, non abbia un impatto ambientale, sarebbe come dire che l’acqua è asciutta.
    Tutto, evidentemente, deve essere però ben valutato e comparato con quelle che sono le molteplici attività che consideriamo indispensabili alla ns. vita in un Paese avanzato e sviluppato, altrimenti si rischia di gridare “al lupo al lupo”, mentre si sta per essere investiti da un autotreno. Entrambi da scongiurare, ma con diverso ordine di priorità!

    Ed allora, la prima cosa che bisogna considerare è che, da analisi approfondite e misurate dei relativi impatti emissivi, vi sono numerose attività produttive, ma anche civili e sociali che indubitabilmente hanno un impatto molto maggiore di quello, limitato ed ampiamente entro i termini previsti e consentiti dalle leggi in vigore in Europa, che riguardano la produzione elettrica. Basti pensare al traffico veicolare, alla distillazione del petrolio per produrre i vari carburanti e derivati, alla produzione di cemento, vetro, plastica e prodotti similari, metalli vari, carta, ecc. ecc., al riscaldamento civile e domestico, al fumo di sigarette, ai mezzi di trasporto di massa (aereo, treno, pullman, nave, ecc. ecc.), ma anche alla stessa attività agricola, all’estrazione delle materie prime ed altro ancora.
    Ebbene, ad un’analisi pesata e comparata, la produzione di quel bene fondamentale che si è dimostrato essere l’elettricità nell’ultimo secolo, cioè da quando è stata scoperta ed ha cominciato ad essere sempre più prodotta e resa disponibile (anche se ancora 1,5 miliardi di ns. simili purtroppo non ne possono ancora beneficiare), è significativamente tra le meno impattanti, grazie alle tecnologie che sono in grado di drasticamente ridurre e controllare gli aspetti potenzialmente nocivi derivanti dalla combustione dei prodotti fossili (tutti), ma anche legna da ardere, carta, plastiche e rifiuti vari.
    Possiamo fare a meno dell’elettricità? Semplicemente no, perchè altrimenti il livello di vita, di salute e di benessere, precipiterebbe alle condizioni dell’inizio del XX Secolo ed un esempio immediato ed inconfutabile sono appunto le condizioni di vita nei Paesi poveri e sottosviluppati del mondo.
    Non c’è nessuno studio, serio, documentato e specifico che dimostri quanto si lascia intendere nell’articolo qui sopra. Quello a cui si fa riferimento è una mera estrapolazione teorica, che ipotizza una condizione assoluta dove si fosse eventualmente in grado di separare, segmentare una specifica industria o fonte emissiva, estrapolandola dalla realtà del contesto globale in cui è inserita (ma a questo punto i numeri sarebbe drasticamente diversi e ridotti!) e, soprattutto, dando un peso incredibile ad un fattore emissivo che, indubitabilmente – non è un inquinante nocivo – vale a dire le emissioni di CO2 – che non hanno alcun impatto sulla salute, ne tantomeno sull’ambiente in ambito locale. Peraltro, la CO2 è il terzo gas più importante per la vita sul pianeta ed è alla base della vita, costituendo elemento essenziale per l’alimentazione del mondo vegetale dal quale tutti gli esseri viventi (umani ed animali) dipendono.
    Tutti noi abbiamo una doverosa sensibilità e spirito di protezione dei bambini, ma questo non ci esime dal portarli in macchina od a passeggiare, nonostante l’ambiente in cui li poniamo sia certamente influenzato dalle emissioni delle varie attività sopra indicate, ed altre ancora. Qualcuno è in grado di segmentare l’incidenza di ciascuna di queste attività ed attribuirne con certezza il “merito” in ogni luogo del ns. Paese? No, ma anche ammesso e non concesso che questo fosse possibile, sarebbe anche opportuno farne una diretta comparazione per valutare quindi quale di queste dovrebbe avere la precedenza nell’attenzione e nella prevenzione, altrimenti diventa pretestuoso e speculativo, oltrechè ingannevole, qualsiasi azione che sindaca un singolo prodotto, un’attività a “caso” (?), perchè magari fa comodo ad altri aspetti talvolta tutt’altro che commendevoli.

    Indicare che una centrale a Carbone emette 84 elementi inquinanti (lasciando surrettiziamente forse intendere che questi siano del tutto nocivi) è semplicemente meschino. Basterebbe allora pensare ed elencare gli elementi che sono contenuti nel corpo umano che ingurgitiamo quando mangiamo carne o beviamo l’acqua! Numerosi di questi elementi sono presenti in tutti e tre le matrici citate. Peraltro, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere che il Carbone indubitabilmente deriva dal mondo vegetale e quindi tali fuorvianti concetti dovrebbero allora essere logicamente riferiti alle stesse biomasse (ed in particolare piante, arbusti, ecc.,) che ne sono all’origine.

    Necessiterebbe scrivere libri per poter ragionevolmente fare un’analisi comparativa e di merito in risposta a quello che l’articolo sopracitato ipotizza, ma non è questo il contesto ed il mezzo più opportuno.
    Il mio intento è solo quello di reagire alle vergognose speculazioni e demonizzazioni di costoro che, se esaminate con emotività e superficialmente, possono indurre alla paura ed alla strumentalizzazione, facendo molti più danni di quelli che solo ingannevolmente si tenta di evocare. Poi esistono seri esperti e professori nelle varie discipline che dovrebbero fare da riferimento in merito, che dovrebbero e potrebbero essere richiesti di una valutazione e conseguente analisi tecnica ponderata, ma questo è un compito che dovrebbero svolgere le Istituzioni.
    Quando costoro attaccano un singolo prodotto, peraltro in un Paese che ne fa davvero (ed a proprio danno) un uso molto contenuto e non agiscono invece analogamente in altri grandi Paesi sviluppati come per esempio la Germania (che usa ben 7 volte più carbone dell’Italia per la produzione elettrica, a beneficio dei tedeschi), bisognerebbe davvero interrogarsi ed approfondire. Poi, perchè allora non intervenire a livello della Comunità Europea?
    Mi scuso per la lunghezza del commento, che mi è uscito proprio dallo stomaco, causa la ripulsa che certe azioni stimolano.

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