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“Una nuova strategia di cura per un nuovo umanesimo”. Balzamo: 50 relatori per gli incontri

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
18 Febbraio 2016
Manfredonia //

Manfredonia. Inaugurata ieri, presso l’auditorium Valentino Vailati, la sesta edizione della Pastorale Socio Sanitaria, percorso di alta formazione all’impegno sociale, educativo etico e sanitario, aperto a tutti gli operatori sanitari del territorio e patrocinato fra gli altri dal Ministero della Salute, dall’ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI, dalla Regione Puglia e dall’ASL Foggia.

Il percorso, intitolato quest’anno “Una nuova strategia di cura per un nuovo umanesimo”, si snoda in 15 incontri che avranno luogo ogni mercoledì a partire dal 2 marzo prossimo, fino al primo giugno. Come ha precisato il dottor Paolo Balzamo, responsabile scientifico dell’evento, saranno più di 50 i relatori che a titolo gratuito interverranno nei vari incontri. Saranno coinvolti tutti gli ospedali dell’ASL e i vari uffici della pastorale. Fra gli argomenti trattati: salute ed immigrazione, la promozione della salute a scuola, i giovani e le dipendenze. La partecipazione a tutti gli incontri vale 50 crediti ECM (l’ente per la formazione continua in medicina). A presentare il corso relatori prestigiosi: Mons. Michele Castoro, arcivescovo della nostra diocesi, il dottor Domenico Crupi, direttore di Casa Sollievo della sofferenza, Vito Piazzolla, direttore dell’Asl di Foggia, Filippo Boscia, presidente nazionale dell’associazione medici cattolici, ed il presidente della Regione Michele Emiliano. In conclusione la lectio magistralis di Don Carmine Arice, direttore dell’ufficio Nazionale CEI per la pastorale della salute, dal titolo “La misericordia di Dio nell’atto terapeutico e assistenziale”.

Tutte le relazioni hanno affrontato da diverse angolazioni il tema dell’approccio olistico al malato come persona che sta soffrendo e non come caso clinico. Vito Piazzolla ha posto l’accento sull’importanza della “rete” socio sanitaria, che deve fornire al malato una protezione anche e soprattutto psicologica e “affettiva”, estesa anche alla sua famiglia. Il prof Filippo Boscia, ha infatti precisato come “non c’è malattia che non coinvolga tutta la famiglia del malato”. Domenico Crupi ha parlato di Casa Sollievo della sofferenza come della “più grande opera di misericordia di Padre Pio”, nata in un contesto di estremo sottosviluppo come quello del Gargano degli anni ‘40. “Ma Casa Sollievo è stata la prova che se si cammina tutti insieme, mettendo da parte gli interessi personali, non c’è sottosviluppo che tenga”. D’altronde-ha concluso Crupi-la provvidenza è proprio la capacità di rendere possibile l’impossibile.

Il presidente della regione Emiliano, presente in veste di assessore regionale alla sanità, ha parlato di quanto sia importante trovare, in tutti gli ambiti del vivere civile, un equilibrio fra le dimensioni umana e tecnica. “Non è facile, e spesso viene voglia di scappare, ma altrettanto spesso gli eventi ti costringono ad affrontare i problemi e per farlo al meglio non c’è altra via che quella di “appassionarsi al proprio compito.” Toccante e molto articolata infine la lectio magistralis di don Carmine Arice: “la misericordia di Dio, nell’atto terapeutico ed assistenziale”. Don Carmine ha delineato un ritratto di Cristo come “medico risanatore”. Nel Vangelo sono frequentissimi gli episodi in cui Gesù guarisce degli ammalati, ma in essi la cessazione della malattia è solo un segno di qualcosa di più importante ossia l’annuncio della presenza di Dio nella vita dell’uomo. I medici perciò sono chiamati a veicolare l’amore di Dio attraverso gesti e terapie e l’organizzazione ospedaliera è chiamata a riscoprire la dimensione sacerdotale che porta “Dio agli uomini e gli uomini a Dio”, ha affermato don Arice. Importante è inoltre il sollievo della sofferenza fisica, visto come segno della misericordia di Dio, “divinum est dolorem sedare” sosteneva Ippocrate. La misericordia si deve concretizzare attraverso le nostre azioni, non solo in ambito sanitario, ma in tutti gli aspetti della vita: essere uomini e donne di misericordia significa prendere parte alla vita stessa di Dio. Per farlo non basta la competenza tecnica, ma bisogna agire con tutta la persona, sulla persona tutta, sollevandosi dall’autoreferenzialità.

La lectio si è conclusa con una lettura in chiave sanitaria della parabola del buon samaritano. La malattia aggredisce e umilia l’uomo, rendendolo fragile, come i briganti aggrediscono il protagonista della parabola. Il samaritano fa quello che dovrebbe fare il buon medico, ascolta l’infermo e cura il suo corpo con umanità restituendogli la dignità. Curare infatti significa comprendere l’uomo nella sua dignità e unicità. Curare è prima di tutto ascoltare il malato e la prima forma di ascolto e cura è data dallo sguardo-ha affermato don Carmine.
Bisogna poi stare attenti alle parole, poiché esse “non lasciano mai le cose come stanno” e hanno valore informativo ma soprattutto pragmatico. Inoltre il medico non deve mai aver paura di provare compassione cioè di “lasciarsi toccare dal dolore degli altri”, poiché quando la normale distanza emotiva che c’è fra medico e malato diventa “distacco” la misericordia viene meno, invece “dove sono i cristiani, chiunque deve poter trovare un oasi di misericordia” (Papa Francesco).

(A cura di Annapina Rinaldi – aprinaldi@alice.it)

2 commenti su "“Una nuova strategia di cura per un nuovo umanesimo”. Balzamo: 50 relatori per gli incontri"

  1. Mi sono iscritta alla scorsa sessione, ho frequentato tutto il corso, con tesina finale, il signor Balzamo doveva consegnarci un attestato di frequenza, chissa, è iniziato un nuovo corso nulla ho ricevuto, forse devo rivolgermi direttamente a monsignor Castoro per capire se la storia che poi rilasciano l’ attestato è vera.

  2. Buon giorno, al solo fine di ripristinare elementi minimi di verità oggettiva a tutela della rispettabilità e della onorabilità del percorso formativo, ed in assenza di una opportuna rettifica dell’interessata nonostante l’avvenuta telefonata chiarificatrice nel merito, si ritiene doveroso precisare che la signora non ha frequentato “tutto il corso” come sostiene ma è risultata assente a n. 7 su n. 17 programmati. L’attestato, come definito, è rilasciato ai frequentanti almeno l’80% delle ore previste. Saluti. Paolo Balzamo

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