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Napoli tra superstizione e magia: malocchio, jettatura e fattura

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
22 Ottobre 2009
Cultura //

gobbo1Lucera – CHI non ricorda Peppino De Filippo nella straordinaria interpretazione di Pappagone , con la recita della formula antimalocchio “Aglio,fravaglie, fatture ca nun quaglie; corna,bicorna,cape ‘e alice e cape d’aglio”?  Ebbene, Napoli è una delle città dove maggiormente la gente è superstiziosa. Abbiamo il malocchio , la jettatura e la fattura. Il malocchio è la capacità di una persona di procurare, volontariamente e/o temporaneamente, danni a cose e persone. Mentre, l’energia malefica negativa che viene gettata (in napoletano jettare) involontariamente dal proprio sguardo su una persona, viene chiamata “jettatura”.

Per la fattura (che non ha niente a che vedere con il documento fiscale), la situazione è sostanzialmente molto diversa perché è un rito specifico malefico di tipo satanico, non temporaneo, che richiede (molte volte per toglierlo) un vero e proprio esorcismo. Questa particolare ideologia, inizialmente tutta napoletana, ha avuto le sue origini e il suo fiorire tra il settecento e l’ottocento (sotto i Borboni).

Contestualmente, per proteggersi da questi malefici effetti, il popolo partenopeo inventò la coniazione di formule ad hoc antimalocchio ma soprattutto veri e propri talismani. Alcuni di essi sono: il ferro di cavallo, il gobbetto (‘o scartellato), il numero 13,la corona d’aglio, la scopa, la matassa,  il peperoncino.

Ma tra tutti questi amuleti, i veri immancabili sono “il corno” e  “le corna”. A Napoli non esiste casa che non possegga e mostri ben in vista questi oggetti, anzi al collo dei napoletani ( e non solo) è consueto vedere collanine d’oro che insieme al crocefisso(purtroppo) portino un cornicino d’oro , mescolanza tra sacro e profano. Il corno, per avere effetto deve avere dei requisiti ben precisi: di colore rosso,fatto a mano,donato da qualche amico o conoscente, duro all’esterno e vuoto all’interno e con la punta storta.

Le corna, invece , sono un gesto scaramantico ben preciso, per “rispedire al mittente” l’augurio negativo della cattiva sorte. Ben s’evidenzia che queste pratiche non sono solo napoletane, ma sono praticate un po’ su tutto il pianeta ,con modalità diverse,ma  soprattutto con le stesse finalità, anche a Lucera,si pratica ( togliamo) “U’ malùcchiu” ,con il classico piatto pieno di acqua  in cui si versano gocce d’olio.

(di Giuseppe Aufiero)

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