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SIN 2015, ma la bonifica del Golfo è un’altra storia

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
29 Dicembre 2014
Editoriali // Manfredonia //

Cerignola/Manfredonia – IL 2014 è stato un anno lungo per quanto riguarda la bonifica del sito d’interesse nazionale di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, uno dei 39 SIN in Italia dove la grande industria ha lasciato in eredità aree contaminate, ancora oggi causa di rischi ambientali e sanitari. Un anno in cui si è passati, in rapidissima successione, dagli entusiasmi del rapporto cementato tra Angelo Riccardi e l’ex ministro dell’ambiente Orlando (recente il suo appoggio alle primarie del PD sipontino per la riconferma del sindaco in carica) all’annuncio choc dell’attuale ministro Galletti della “fine della caratterizzazione” (cioè, secondo ISPRA, l’insieme delle attività che permettono di ricostruire i fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali, in modo da ottenere informazioni di base su cui prendere decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza e/o bonifica del sito) del SIN “Manfredonia”, che ha lasciato interdetti: infatti, a restare scoperti una serie nodi grossi quanto una montagna come la vicenda della discarica Marchesi venuta fuori appena due anni fa in seguito alla denuncia di un sindacalista e la questione irrisolta delle aree a mare, di cui l’opinione pubblica è tutt’altro che inconsapevole. Per usare una metafora calcistica, è stato un po’ come perdere nei minuti di recupero una partita che si stava vincendo al 90′.

Alla vigilia del 2015 vale la pena di riflettere sull’anno appena trascorso in cui, alla sopraggiunta incrinatura dei rapporti e alla seconda “perdita di fiducia” del Comune di Manfredonia nei confronti di Syndial, avallata da rintimazioni del ministero nei confronti della società figlia dell’ENI con tanto di sopralluoghi ispettivi in loco, non è seguito alcun esito concreto. Il Comune di Manfredonia non è stato in grado di far decantare quelle contraddizioni legate alla vicenda ormai quasi trentennale della bonifica dell’ex Anic; al contrario, anziché una rottura, negli ultimi mesi è riemersa in modo manifesto quella profonda continuità nella storia della comunità e della politica locale, con la resa definitiva rispetto al Contratto d’Area ormai senza alcun controllo e clausola di ritorno e l’indifferenza rispetto ai collaudi dell’inceneritore di rifiuti in agro di Manfredonia, ma molto più vicino a Borgo Tressanti. Manfredonia, in pratica, continua ad essere oggi una città abbagliata dai fuochi fatui di uno sviluppo tutt’altro che sostenibile e che stenta a fare i conti con il proprio passato: dove la memoria dei lavoratori e dell’impegno civile di pochi – quei fantasmi dell’Enichem” narrati da Giulio Di Luzio – viene costantemente rimossa, da quando l’amministrazione di Paolo Campo (anch’egli testimonial della riconferma di Riccardi), firmò il ritiro della costituzione di parte civile nel processo all’Enichem in cambio di un risarcimento economico che sarebbe poi stato destinato in buona parte alla costruzione (finora non realizzata,ndr) di un monumento a forma di ciminiera dal discusso gusto.

Se il 2013 era stato dunque una straordinaria annata di annunci, a tratti positivi come quello dell’adesione del Comune di Manfredonia alla rete dei Comuni di SIN durante un incontro settembrino a Mantova, a tratti sensazionalistici come quello del ricorso alla commissione europea paventato a novembre dal consulente legale dell’amministrazione Beppe Macchione, il 2014 non è stato l’anno di “una svolta forse imprevedibile anche se auspicata da più parti“, come scritto e – mi chiedo anche: sinceramente auspicato? – dal cronista locale Michele Apollonio.

Innanzitutto, cerchiamo di ricostruire la timeline degli eventi essenziali che hanno visto quest’anno succedersi ben due conferenze dei servizi ministeriali, l’amara vittoria di un ricorso al TAR presentato dal Comune di Manfredonia ed infine il già menzionato comunicato stampa del ministro, che ha gelato alla fine gli spiriti battaglieri dei precedenti summit a Roma.

L’11 febbraio 2014 si è tenuta una conferenza di servizi “decisoria” rispetto ai punti relativi alle discariche di Siponto (Pariti I Liquami e II RSU, Conti di Troia), all’area dello stabilimento vero e proprio ed alla bonifica delle relative acque di falda. Una seconda conferenza dei servizi si è tenuta, in due riunioni tra fine aprile ed inizio maggio, di carattere questa volta “istruttorio” rispetto alle questioni dell’impianto di trattamento dei reflui e sull’adeguamento del modello di dispersione degli inquinanti nella falda carsica; in particolare, in queste riunioni forte sarebbe stata l’insistenza della Capitaneria di Porto al fine di definire una volta per tutte le aree marino-costiere non ancora oggetto di bonifica, riuscendo alla fine a spuntare eroicamente la promessa di un tavolo tecnico monotematico che pare non essere stato ancora convocato.

Sempre a maggio, inoltre, il TAR (vedi in precedenza,ndr) dà ragione al Comune di Manfredonia obbligando il Ministero a depositare presso l’ente locale alcuni elaborati progettuali relativi al progetto di bonifica. Infine, il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti in pieno agosto stoppa tutti, comunicando ai media di aver impresso, anche a seguito del decreto legge 91 che “semplifica” tra le altre cose la normativa sulle bonifiche, un’accelerata decisa alle attività istruttorie della bonifica dei SIN, affermando di aver risanato il 18% di quello di Manfredonia nonché di averne completato la caratterizzazione.

A novembre, infine, il neoletto presidente di Confindustria Foggia, Gianni Rotice, convoca l’associazione degli industriali per presentare l’iter e l’opportunità per le imprese locali di accreditarsi all’albo fornitori della Syndial.

La caratterizzazione può dirsi allora terminata? Mentre il Comune di Monte Sant’Angelo, direttamente competente sul sito di Macchia continua a comportarsi come se il sindaco non fosse la massima autorità sanitaria territoriale, dall’amministrazione comunale di Manfredonia filtra una timida smentita a livello informale rispetto ai comunicati del ministero, ma mai affidata, a quanto pare, ad alcuna nota ufficiale, lasciando permanere un dubbio troppo pesante sulla coscienza collettiva desiderosa di riprendersi la sua risorsa naturale più preziosa: le acque del golfo.

E’ tempo avanzato di bilanci per il 2014, e a Natale il Governo Renzi prova a salvare l’ILVA con un decreto che ha un’unica grande ambiguità di fondo: “eco-compatibilizzare”, e dunque pompare prezioso ossigeno in un gigante zoppo (per poi venderlo alla prima cordata amica di privati se non direttamente alla concorrenza indiana), oppure voltare finalmente pagina e decicarsi alla bonifica ed alla riconversione delle prospettive culturali ed occupazionali attraverso aziende solide finanziariamente ed eticamente, e non alla stessa ILVA sotto processo per disastro ambientale. Chissà quando si comprenderà che per Manfredonia la bonifica non può che nascere da una rottura con la storia recente?

(A cura di Giuseppe Dimunno – Redazione Stato@riproduzioneriservata)

ALLEGATI
Verbale c1 7.5.14-SINMF29122014

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