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Ucciso Giosuè Rizzi, il “papa di Foggia” (FOTO/VIDEO)

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
10 Gennaio 2012
Capitanata //

La scena del delitto (copyright: Stato)
Foggia – TRE ORE DOPO, l’auto su cui viaggiava, una Ford Fiesta scura, è ancora lì, al centro della carreggiata destra di Via Napoli, alla periferia di Foggia. A due passi dall’Istituto Programmatori Blaise Pascal, tre dal Ragioneria ‘Rosati’ e quattro dagli Ospedali Riuniti. Ferma, con i cristalli dei finestrini in frantumi. Giosuè Rizzi, invece, il passeggero, è morto sul colpo. La polizia e l’ambulanza l’hanno trovato con il capo riverso di lato, poggiato sulla leva del cambio. Tre, forse quattro i proiettili calibro 9 che l’hanno ammazzato, primo morto, per giunta eccellente, di questo 2012. Secondo il pentito tranese Salvatore Annacondia, infatti, Rizzi era per tutti, al di fuori del capoluogo dauno, “il Papa di Foggia”. Lui, tra i fondatori della Società Foggiana, 60 anni di cui la metà passati dietro le sbarre, sembrava essere fuori dai giochi, fuori da tutto. Come Michele Mansueto, ucciso nel giugno dell’anno scorso quando pareva essersi scrollato di dosso la nomea mafiosa.

L’agguato contro Giosuè Rizzi, si è consumato attorno alle 13.30. L’ex boss non è stato colpito al viso, né al capo. “Probabilmente ad un fianco”, ipotizzano gli inquirenti (ad indagare è la Squadra Mobile di Foggia). Rizzi non ha avuto scampo. Le pallottole potrebbero avergli trapassato organi vitali come il cuore, o un polmone. In gravi condizioni, invece, è il pilota dell’autovettura, C.B., la cui connessione con la vittima è al vaglio della Polizia. L’uomo, pare con vecchi precedenti, è stato raggiunto da almeno tre colpi d’arma da fuoco – della stessa tipologia di quelli che hanno freddato Rizzi – all’addome. Non è in pericolo di vita e ora è ricoverato al Riuniti di Foggia.

Da lui, probabilmente, passerà molta della verità circa la dinamica dell’accaduto. Quel che si sa è che l’auto era ferma ad un semaforo quando i sicari hanno affiancato il mezzo, facendo fuoco. Ma, nonostante il traffico e le auto presenti sul posto, non sembra ci siano testimoni pronti a fornire la propria versione dei fatti. Non si sa ancora con assoluta cognizione, ad esempio, se i killer fossero a bordo di un’auto o – più probabile – di una due ruote (una moto, uno scooter). E non si sa con certezza, al momemento, quanti proiettili siano stati inferti contro la Fiesta. Sull’asfalto, ne sono stati rinvenuti quattro. Altri postrebbero essere nell’abitacolo o ancora nel corpo di Borreca.

Per questo, le indagini vanno avanti. Si cerca nel mondo della mala, per capire se Rizzi avesse, per esempio, creato nuovi affari, ripreso contatti con la Società, o pestato i piedi a qualcuno. Difficile, invece, che possa trattarsi di un regolamento di conti ‘venuto dal passato’. Troppo mutate le condizioni rispetto a 20 anni fa. Gli inquirenti hanno già effettuato i primi stub, sui cui esiti si saprà nelle prossime ore. I controlli sono estesi a tutta la città. Sotto osservazione i sorvegliati speciali. Il caso potrebbe passare a breve sui tavoli della Dda di Bari, lasciando a quel punto pochi dubbi sulla sua matrice.

Giosué Rizzi
PONTIFEX FOGGIANUS. Giosuè Rizzi era tornato in libertà nel novembre del 2010, dopo 22 anni e 9 mesi trascorsi in carcere e in minima parte ai domiciliari. Da quello storico 17 febbraio 1988, quando varcò, per la prima volta, la soglia della galera per trascorrevi 30 anni. Rizzi avrebbe dovuto scontare (poi scontate per buona condotta e per le leggi sull’indulto), pene cumulative per quadruplice omicidio, mafia, armi ed estorsione poi ridotti a 22 grazie a buona condotta e indulto. Per lui, la pena si era in effetti conclusa già a maggio. Rimase in cella in quanto accusato di evasione e resistenza a pubblico ufficiale per un episodio risalente al 14 novembre del 2009 quando lasciò l’abitazione dove gli era stata concessa (maggio 2009) la detenzione domiciliare per ragioni di salute e si fece un giro in auto con un conoscente, incappando però in un posto di controllo della Polizia e finendo di nuovo in cella, a Sulmona.

Salvatore Annacondia, uno dei più importanti pentiti della mafia pugliese, lo ha descritto con parole quasi reverenziali. Per tutti, ricordava Annacondia, Rizzi era “il Papa di Foggia”. Il che, chiaramente, la dice lunga sullo spessore criminale della vittima che, negli ultimi mesi, aveva dedicato parte dei suoi giorni alla letteratura ed alla pittura. Eppure, il suo nome, ben lungi dall’essere associato all’arte, resta indelebilmente legato all’attentato più brutale mai consumato nella città capoluogo della Capitanata. Rizzi resta per tutti innanzitutto l’esecutore materiale della ‘Strage del Bacardi’, avvenuta in un bar del centro storico di Foggia, quando il commando di cui egli stesso faceva parte, fece irruzione ad armi spianate uccidendo quattro persone (tre foggiani ed una donna di Terlizzi, nel barese).

Fu il momento più duro della guerra di mala scoppiata in città. La guerra fra il clan Rizzi e quello Laviano si concluse con la vittoria del primo e lo sterminio totale del secondo. Otto furono i morti, oltre ad una scia di lupara bianca che fece scomparire anche il capo dei Laviano, Pinuccio. Giosuè Rizzi fu arrestato all’indomani della strage e scarcerato nel dicembre ’86 per insufficienza d’indizi, poi nuovamente arrestato per questa vicenda dai carabinieri nel settembre dell’88. Dopo ben cinque processi per la strage al circolo Bacardi a sette imputati – tra cui anche un carabiniere – Rizzi fu condannato a 29 anni di reclusione (inizialmente gli venne inflitto l’ergastolo).
Ma non è la sola condanna. A Rizzi furono inflitti 7 anni e 6 mesi per mafia nel maxi-processo «Panunzio» dei primi anni Novanta che sancì per la prima volta la mafiosità della criminalità foggiana, individuando in Rizzi il boss che comandava anche dal carcere; 4 anni e 6 mesi per armi nel maxi-processo «day before» sempre degli anni Novanta; un mese per estorsione (reato in continuazione) nell’inchiesta «Mastergame» della magistratura barese sui video-giochi imposti in locali pubblici. Nei numerosi blitz antimafia e maxi-processi registrati in città dal ’95 ad oggi, il nome di Rizzi non è più comparso.

In cella, Rizzi ha studiato e diplomato al liceo artistico. Ha disegnato centinaia di quadri, in parte esposti durante una mostra in città una decina d’anni fa.

Redazione Stato, p.f.
riproduzione riservata


Il Video

19 commenti su "Ucciso Giosuè Rizzi, il “papa di Foggia” (FOTO/VIDEO)"

  1. In tutti gli omicidi di malavita organizzata la costante che ritorna sempre è che lo stato punisce (poco), libera (molto) e perdona (troppo), mentre i delinquenti no: aspettano e presentano il conto. E non ci sono appelli, condoni, amnistie o altre stupidagini buoniste simili.

  2. Si sottovaluta come sempre la mafia pugliese, in questi giorni i tg sono ingolfati… dalla mala romana… qui tra romanzi, fiction, e libri vari…. si dimentica la realtà una mafia capace di colpire sempre e comunque da troppo tempo relegata a mafia di serie b.

  3. caro anonimo foggiano, le scelte di vita sono sacro sante quando rispettano la dignità delle persone e sono oneste verso il prossimo….che cosa voglio dire? voglio dire che quando uno delinque finisce per far danno alla gente onesta che lavora e paga le tasse come il sottoscritto……quindi??!!

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