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Nel nome di don Tonino Bello

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
10 Dicembre 2010
Cultura //

Don Tonino Bello
“Convinti che per affermarsi nella vita bisogna saper parlare anche quando non si ha nulla da dire, siamo diventati prolissi e incontinenti”. Non aveva l’abitudine di lasciare adito alle interpretazioni, don Tonino Bello. Estremo, radicale, senza compromessi. Cristo, una missione; la Chiesa un luogo d’incontro, di inclusione, di scambio. Casa degli ultimi, dei reietti, dei poveri. Dimora degli sfruttati. I veri catechisti della fede. Non prosopopea di una ridondante geremiade di superstizioni bagnate di trascendenza, bensì la parola di Dio fatta carne.

Don Tonino, per tutti, era semplicemente don Tonino. Non il Vescovo molfettano venuto da Alessano. Non un uomo di carriera ecclesiastica, non un burocrate delle cose divine e celesti. Bensì un amico, un fratello, una parola di conforto detta al momento giusto, nel modo giusto, con fini giusti. Don Tonino, prete della gente, Vescovo della gente, padre dei tossici e dei contadini.

All’ombra del suo pensiero hanno trovato refrigerio generazioni di giovani maturati nella saggezza della sua umiltà. Il governatore Nichi Vendola lo cita in ogni suo comizio (d’amore). Cattolico di quel cattolicesimo sociale smarrito sulla strada di Damasco; cristiano di quella cristianità umana della servitù. Sarà per questo suo spessore spirituale, per questa sua inflessibilità intrisa di dolcezza, che, sin dalla morte, ha avuto avvio il processo di canonizzazione.

Un processo che, come ovvio, richiede la sua tempistica. Don Tonino non è stato uomo di miracoli. Non ha guarito dalle malattie. Ha fatto di più: ha lenito i dolori che le malattie portano con sè; ha aiutato ad accettarle, a portare sul corpo le ferite senza cedimenti morali. Il suo nome sopravvive diversamente rispetto a quello di Padre Pio. Non un’icona da parabrezza, ma un simbolo della speranza, da incollare nel cuore. Non una star del circo mediatico-ecclesiale, non una meta buona per rimpinguare le borse del turismo religioso; piuttosto un ricordo, un insegnamento, un sussurro speranzoso pronunciato a mezza voce.

Così, all’appropinquarsi del Natale e superata la boa festante dell’Epifania, la cavallina 2010 – 2011 permetterà di piantare i piedi in varie manifestazioni in onore del Vescovo salentino. A Triggiano si è già costituito, da poco, un comitato spontaneo di fedeli che eleverà un monumento in onore di don Tonino.

A Molfetta, la sua città onoraria, fioccano le iniziative editoriali. Martedì prossimo, sarà presentato, da parte della Casa Editrice Meridiana, un documentario sulla formazione religiosa di don Tonino (dal titolo di “”Don Tonino Bello. Biografia di un profeta””). L’incontro si svolgerà nell’auditorium Regina Pacis a partire dalle 18.30. Ne discuteranno con l’autore Alessandro Torsello: il teologo Vito Mancuso, Nando Blasi, frontman dei Sud Sound System, e Silvio Maselli, direttore dell’Apulia Film Commission.

In Capitanata, l’iniziativa di maggior rilievo si terrà ad Apricena. Nel paese dell’Alto Tavoliere, sarà intitolato al Vescovi di Molfetta, con una solenne cerimonia, un asilo nido.

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