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Navi dei veleni al largo del Gargano. La mobilitazione delle associazioni locali

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
22 Ottobre 2009
Stato news //

edenvSannicandro Garganico – ANCHE la sezione di Legambiente Manfredonia parteciperà al congresso fra le associazioni del Gargano, che si svolgerà il prossimo 28 ottobre nel Palazzo Fioritto di Sannicandro Garganico, in merito alla vicenda delle presunte navi affondate nel mare del Gargano, indagine condotta  dal giornalista Gianni Lannes e pubblicata sulla rivista LEFT (n.8 del 23 febbraio 2007) “Un cimitero di navi inquinanti tra il Gargano e le Isole Tremiti”.

Le associazioni attive del Gargano organizzano per il 28 ottobre 2009 a San Nicandro Garganico un convegno dal titolo: “Le navi affondate al largo del Gargano. Quali risposte istituzionali a tutela della salute pubblica dei garganici?“. Tra i promotori dell’iniziativa: Centro Studi Martella, Rimboschiamo Peschici, Punto di Stella, Carpino Folk Festival, Argod, Anapie, Giacche Verdi, Circolo Giulio Ricci, Centro Studi Paglicci, Legambiente S. Nicandro, Legambiente S. Giovanni, Legambiente Manfredonia, Legambiente Festambiente sud, Arci Nuova Gestione Monte Sant’ Angelo, Arci San Marco in Lamis, Obiettivo Gargano, Io Sono Garganico, A.Ge. Vico del Gargano, Artrabuc, Uriatinon, Venti del Sud, Cambio Rotta.Durante il convegno si cercherà di approfondire il discorso sulle navi affondate lungo il tratto di mare compreso tra Gargano, Isole Tremiti e Isola di Pianosa. Risposte chiare rispetto ai seguenti punti:- bonifica del tratto di mare compreso tra il Gargano, le Isole Tremiti, Pelagosa;- controllo continuo da parte delle Autorità del tratto di mare sopra indicato.

L’inchiesta di Lannes fa riferimento ad un possibile sconfinamento nel territorio del Gargano della cosiddetta “navi dei veleni”. Ne ha parlato anche Andrea Palladino su Il Manifesto dello scorso 12 settmebre, con la notizia di un filmato che, a metà settembre, aveva ripreso a 483 metri di profondità, a 20 miglia al largo di Cetraro (Cosenza), il relitto della nave fantasma, il cui naufragio non era mai stato dichiarato. Si tratterebbe del vascello Cunski, uno dei navigli dei veleni affondati nel Mediterraneo, carichi di rifiuti tossici e radioattivi.

La conferma del ritrovamento arrivò, al tempo, anche dall’assessore regionale della Calabria, Silvestro Greco, che chiese “la verità” al Governo per sapere dove erano ubicate altre navi nei mari italiani. I dati rilevati sulla nave Cunski – smantellata ufficialmente il 23 gennaio 1992 – sono stati “compatibili” con quanto documentato dal robot sceso lo scorso 12 settembre nelle acque calabresi.

Inoltre, nel corso dell’inchiesta,  è stata riportata alla luce anche una storia libanese che lega le quattri navi coinvolte nel racconto del pentito Fonti: la Jolly Rosso – che si è arenata ad Amantea il 14 dicembre 1990 – la Cunski e le altre due navi fantasma, la Voriais Sparadis e la Yvonne A. I quattro vascelli furono utilizzati tra il 1988 e il 1989 per una operazione di recupero di rifiuti tossici nella zona cristiana del Libano, con la supervisione del governo e i soldi della cooperazione.

Ora, l’inchiesta di Lannes ipotizza un possibile coinvolgimento anche del Gargano, dei fondali del Gargano, nello sprofondamenti dei navigli cosiddetti dei veleni. L’inchiesta di Lannes (“Un cimitero di navi affondate al largo del Gargano” pubblicata sul settimanale Left Avvenimenti nel 2007) è partita da indagini fatte presso la sede dei Lloyd’s di Londra che confermavano le testimonianze di pescatori garganici sull’esistenza di relitti di navi affondate al largo. Nella relazione il giornalista cita fatti, date, persone, pescatori morti o dispersi (forse testimoni scomodi) ed inchieste giudiziarie avviate, con il supporto di documenti, foto, filmati, testimonianze, ipotizzando presunti traffici illeciti che avrebbero interessato il nostro mare negli anni.

Dall’inchiesta emergerebbero diversi relitti avvistati nei fondali al largo del Gargano, ma anche container, bidoni e relitti di pescherecci speronati ed affondati. Fra i mercantili avvistati, il “Selin” e, poco distante, il peschereccio Arcobaleno speronato e affondato da un mercantile sconosciuto di 2.582 tonnellate di stazza (che dai riscontri della Capitaneria di Porto risulta i pescatori avessero visto sversare in mare il contenuto di bidoni metallici).

Stesso destino per l’imbarcazione “Messalina” speronata dalla “Esram” (12.670 tonnellate di stazza) e per l’”Orca marina” speronata forse dal mercantile bulgaro “Osogovo”. E poi, ancora, nella lista di mercantili stranieri affondati da queste parti, la nave cipriota “Panayota” affondata al largo delle Tremiti, la nota nave giapponese Et Suyo Maru (dai mille nomi, il più conosciuto dei quali è Eden V) incagliatasi inspiegabilmente a Lesina, oggetto di un’interrogazione parlamentare del senatore Francesco Ferrante.

Con il convegno del prossimo giovedì 28 ottobre a Sannicandro Garganico si cercherà anche di capire quali sono in primo luogo i rischi per la salute, per le popolazioni del Gargano, anche in virtù dell’alta incidenza di gravi patologie fra i residenti del promontorio.

Questi i dettagli delle altre navi affondate a largo del Gargano (fonte: Left)

  • 1988, 16 dicembre: affonda la nave giapponese  Et Suyo Maru (Eden V), proveniente da Beirut, davanti al litorale garganico, in riva al lago di Lesina. Il relitto (3.119 tonnellate di stazza per 95 metri di lunghezza), non è indicato su alcuna mappa, ma si è insabbiato sulla duna del lago costiero di Lesina. Attorno allo scafo, per un raggio di tre chilometri sul litorale, giacciono 23 barili arrugginiti e maleodoranti, rimossi dall’amministrazione provinciale di Foggia solo nel 2007, dopo un’interrogazione parlamentare di legambiente (fonte: Left, Rifiuti radioattivi: il caso Italia, 1995)
  • 1989, 10 aprile: affonda la Selin, al largo del Gargano, in direzione delle isole Pelagose, 1.712 tonnellate di stazza lorda, carica di scorie tossico-nocive, porta il nome Selin (fonte: Left)
  • 1991, 12 settembre: affonda il peschereccio Arcobaleno, al largo di Pianosa. “Secondo quanto si apprende dalle comunicazioni radio con la Capitaneria portuale, è il 12 settembre ’91 quando gli uomini d’equipaggio, testimoni involontari, assistono allo sversamento di bidoni metallici ad opera di un mercantile sconosciuto. L’imbarcazione da pesca viene successivamente speronata dalla nave di 2.582 tonnellate di stazza lorda. I pescatori Giuseppe e Saverio Olivieri e il collega Matteo Guerra risultano dispersi. Il motopesca è adagiato su un fondale a 110 metri” (fonte: Left)
  • 1995, 1 maggio: affonda il peschereccio Messalina “18 miglia a nord-est di Vieste – a 135 metri di profondità – giace l’imbarcazione Messalina. Dai riscontri ufficiali risulta speronata, il primo maggio 1995, dalla nave Esram (12.670 tonnellate di stazza lorda). Identico copione: la nave cisterna turca viene scoperta alle ore 20 mentre abbandona in mare il suo carico speciale. Le condizioni meteo-marine appaiono ottime. L’Esram urta e affonda deliberatamente il peschereccio di Manfredonia e poi fugge a Rijeka in Jugoslavia. Muoiono Michele Attanasio e Antonio Andretti. Il sostituto procuratore della Repubblica, Giuseppe De Benedectis, ritrova la nave, poco tempo dopo, in Sicilia. La mette sotto sequestro ma non riesce ad individuare i colpevoli.

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