Ferrara – IL PROCESSO per diffamazione apertosi dopo i messaggi pubblicati da alcuni internauti sul blog dedicato a Federico Aldrovandi, studente ucciso il 25 settembre 2005 e sul cui corpo furono trovate 54 lesioni diverse, non si terrà per intero a Ferrara. Nella città emiliana, la stessa d’origine del ragazzo ucciso 6 anni fa, sarà giudicato solo uno dei nove imputato. Lo ha deciso, ieri, il giudice Diego Mattelini, che ha decretato la propria incompetenza territoriale per quel che attiene la maggioranza degli indagati.
I nove indagati sono, si diceva, accusati di diffamazione. Secondo l’accusa, avrebbero scritto frasi e parole ritenute offensive nei confronti dei quattro poliziotti coinvolti nella morte del ragazzo (Monica Segatto, Enzo POntani, Luca Pollastri, Paolo Forlani – e condannati nei due primi gradi di giudizio, è pendente la Cassazione fissata a giugno. Sono stati loro a sporgere querela dopo aver scrupolosamente scandagliato i commenti) e di un quinto ispettore, dirigente di polizia giudiziaria. Tra gli otto, c’è anche una Lucerina, Diletta Di Giovine. Il fascicolo su di lei, dunque, passerà ora alla Procura diretta da Domenico Seccia.
Il giudice non ha accolto la tesi della Procura secondo cui – come avviene per la diffamazione a mezzo stampa – la diffamazione si sarebbe consumata a Ferrara, bensì nei luoghi di residenza dei bloggers.
Il blog su Aldovrandi. Il blog dedicato al giovane, avente kataweb come dominio, nasce a seguito della sua dubbia morte. Ad aprirlo, la madre di Federico che, in poco tempo, attraverso post, ricordi personali, sentenze, ed aiutata da Lino, padre dello studente ferrarese, riesce a diffondere il caso in tutta Italia. Caso che, quattro anni dopo la morte di Carlo Giuliani (2001, durante il G8 di Genova fu raggiunto in testa da un proiettile sparato dal carabiniere Mario Placanica), tornò a porre al centro della discussione la liceità dei mezzi di difesa delle forze dell’ordine. In meno di un anno, il portale web raccolse adesioni e registrazioni. Nacque una vera e propria battaglia mediatica che portò all’apertura del fascicolo per appurare le dinamiche della morte di Federico (sono alla sbarra quattro poliziotti, 3 uomini e una donna).
Le reazioni. Lino Aldrovandi, padre del ragazzo, non pare aver accettato con positività la notizia. Lui che, in fondo, ha sempre trovato di per sé sbagliata l’accensione stesa del processo a carico degli otto. “Mi domando: ‘Quando finirà questa storia assurda e incomprensibile ai miei occhi, delle querele, di persone che oltre ad aver fatto del male, il male peggiore che possa esistere, togliere per sempre l’aria, il respiro ad un figlio, continuano a farne?'”, scrive sulla pagina del blog. Lino prova dolore, dunque, per lo spostamento d’asse di una vicenda che mette alla gogna persone sempre diverse. “Vorrei – scrive – pregare finalmente in pace, con gli occhi e con il cuore sulla tomba di mio figlio, senza dovermi preoccupare di dover ripercorrere, sempre e continuamente, senza sosta, questi terribili 6 anni, che da quella maledetta mattina assassina non si allentano mai, di patimento e sofferenza. Patimento e sofferenza condivise nelle parole dal Giudice che condannò la polizia di indagine di quei tempi di buio per la giustizia”. Il padre del ragazzo manda “un abbraccio ai querelati e uno sguardo alle coscienze di chi vi ha querelato, con questa foto di mio figlio, nell’attesa di quello che verrà”
p.ferrante@statoquotidiano.it
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non ho capito.. non si puo piu commenare? mah
Giustizia per Federico Aldrovandi.
federico vive!!!
nomi e cognomi pubblicati…e la privacy?
mah…
chi SBAGLIA deve pagare… sia esso poliziotto, giudice, politico o normale cittadino … se la legge è uguale per tutti, TUTTI devono rispettarla e NESSUNO è sopra la legge, anche se nascosto dietro un vestito…
ho letto prima dei pescatori picchiati,dei carcerati no tav,per ultimo di Federico,mi chiedo dove e in che paese vivo e mi viene da piangere pensando che ho due figli piccoli.
Oggi le tecnologie sono scese a prezzi accessibili quindi perchè lo stato non fornisce alle forze dell’ordine e alle auto telecamere che devono obligatoriamente entrare in funzione al momento degli interventi … si risparmierebbero un mucchio di soldi e si tutelerebbe sia il cittadino sia le forze dell’ordine !
dubito fortemente che l’ installazione di telecamere sulle autopattuglie tutelerebbe le forze dell’ ordine. non credo che a loro convenga, che interesse avrebbero a fornire prove della propria condotta delittuosa?