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Manfredonia. Storia del Mulino – Pastificio D’Onofrio & Longo

AUTORE:
Franco Rinaldi
PUBBLICATO IL:
21 Novembre 2020
Manfredonia // Storie e Volti //

Dopo l’Unità d’Italia, a Manfredonia operavano 15 mulini con sistema a trazione, che utilizzavano asini o cavalli per la molitura del grano.  Nell’ultimo decennio del sec. XIX, un certo Giuseppe Musti di Barletta costruì a Manfredonia un molino in via Arcivescovado, con nuovi metodi  di lavoro. Successivamente al Musti,  la gestione del molino passò alla ditta Sacco di Lucera e da questa a una società immobiliare di Roma, la quale lo amministrò tramite il suo direttore sig. Mosca. A quest’ultimo, subentrarono nella conduzione del molino-pastificio i fratelli Michele e Oscar Peluso.

Nel 1911 Fortunato D’Onofrio e il figlio Vincenzo, insieme a Michele Longo di Foggia, facoltosi commercianti di cereali  acquistarono il pastificio sipontino. I nuovi proprietari ingrandirono il complesso alimentare sviluppando tecniche più moderne per la produzione della pasta. Nel 1912 la famiglia D’Onofrio si trasferì definitivamente a Manfredonia. Vincenzo D’Onofrio che nel frattempo si era imparentato con i Longo sposando Rosa la figlia di Michele, si dedicò con passione  all’amministrazione dell’importante pastificio che diverrà in breve tempo  il più rinomato produttore di pasta di Capitanata. Vincenzo D’Onofrio, in seguito, ingrandì i padiglioni (tanto da essere  considerato uno dei mulini per la produzione della pasta più prestigiosi  del centro meridione)  e apportò nel suo stabilimento   procedimenti all’avanguardia. La pasta prodotta era  considerata  tra l’altro di alta qualità organolettica. Il mulino-pastificio D’Onofrio diede in loco  per anni lavoro a centinaia di persone. Fiore all’occhiello per anni la produzione della “Pasta Sovrana” conosciuta e apprezzata negli anni  per la sua bontà su tutto il territorio nazionale. Il 15 dicembre 1950,  un violento  incendio (causato dall’autocombustione del grano) distrusse parzialmente il complesso alimentare sipontino. Il cav. Vincenzo D’Onofrio, non si perse d’animo, continuò l’attività limitatamente al pastificio ed iniziò anche la ricostruzione del molino che non riuscì a portare a termine.

Il 31 dicembre 1966, il molino-pastificio, che aveva avuto dopo l’incendio, travagliata gestione, cessò l’attività e gli eredi  del pastificio si videro costretti a  mettere in liquidazione tutte le maestranze e gli impiegati. Tant’è che per far fronte alle ingenti spese di liquidazione si videro costretti a vendere la bellissima “Villa Rosa” che fu acquistata in comproprietà  al 50% da mons. Andrea Cesarano (arcivescovo di Manfredonia) e da sua sorella, la signora Cesarano Giglio, con il preciso intento, come scrisse nel 1997 sul Corriere del Golfo  l’avv. Enzo D’Onofrio, nipote di Vincenzo D’Onofrio, di adibirla a “Casa di Riposo” per il Clero sipontino. Cosa che non è avvenuta.  Va ancora ricordato che nel tempo furono piantati negli ettari intorno a Villa Rosa, alberi di olivo, di mandorlo e alberi da frutto, tra i quali il pesco che produceva una particolare qualità denominata “pesche di villa Rosa”.

Fu scavato un grande pozzo artesiano e fu anche impiantato un grande vigneto che produsse vini bianchi, neri e moscato di alta gradazione e qualità. I lavori di Villa Rosa, ricorda ancora, l’avv D’Onofrio, nel suo articolo,  iniziarono alla fine del 1928 e a febbraio 1929 era già ultimata la parte sinistra. Nel dicembre dello stesso anno fu completata la parte destra. Nel 1932 iniziò l’inizio della produzione del vigneto e della prima vendemmia, con ottimi risultati. Nel 1940, fu completata la villa in tutta la sua magnificenza. Durante la seconda guerra mondiale  venne abitata da cinque famiglie di parenti del proprietario del mulino-pastificio e da un comando Alleato Americano.  Nel 1974 Villa Rosa fu donata all’Ente “u Spizzje i vicchje” Anna Rizzi e la sua gestione  passò poi al Comune di Manfredonia. Purtroppo, questa donazione fu la causa della sua fine. La Villa, fu per un periodo occupata da famiglie di sfrattati  locali, sistemati provvisoriamente dal Comune di Manfredonia, che furono poco propensi alla tutela, alla  conservazione e al rispetto della Villa. Abbandonata a se stessa, poi nel tempo,  Villa Rosa fu saccheggiata  continuamente da balordi e da vandali senza scrupoli, un vero insulto alla memoria del comm. Vincenzo D’Onofrio che  l’aveva con tanto amore progettata e fatta costruire.

Sempre negli anni ’60,  le fabbriche del mulino-pastificio  furono acquistate dall’impresa edile dei fratelli Antonio, Aldo e Raffaele Di Lauro.

L’intera struttura  del pastificio fu demolita e al sua posto nel 1978 furono costruite civili abitazioni. Tra i personaggi che lavorarono presso il mulino-pastificio, voglio ricordare il capo-pastaio di Manfredonia, Giovanni Telera. Questi, tenuto in gran considerazione dal cav. Vincenzo d’Onofrio, brevettò e costruì nuovi sistemi per la lavorazione della pasta, utilizzati esclusivamente nel pastificio D’Onofrio. Telera, fu altresì, bravo contrabbassista nell’orchestra sponsorizzata e diretta nel tempo dai maestri Salvatore Murgo di Manfredonia  e poi da  Umberto Tucci di Foggia. Altro personaggio da ricordare, ben voluto da D’Onofrio, che lavorava alle dipendenze del mulino-pastificio agli inizi del ‘900, fu il M° Giovanni Bruno,  insegnante di chitarra e mandolino. Questi, dopo il primo conflitto mondiale apri a Manfredonia una scuola di musica. Il 19 dicembre 2018, l’Amministrazione Comunale retta da Angelo Riccardi, pose in via Arcivescovado una lapide con pietra di Apricena, in ricordo dell’importante  mulino-pastificio  sipontino “D’Onofrio & Longo”.

BIOGRAFIA DEL COMM. VINCENZO D’ONOFRIO PROPRIETARIO DEL MULINO-PASTIFICIO

Vincenzo D’Onofrio figlio di Fortunato “Furtenatine” D’Onofrio,  nacque a Foggia il 2 aprile 1887. Questi,   da piccola età aveva  la passione per la musica, tant’è che suonava per diletto il mandolino, la chitarra e anche il pianoforte. Nel 1911, insieme a suo padre e a Michele Longo, altro ricco commerciante di grano di Foggia, acquistò il molino-pastificio  di Manfredonia dai fratelli Peluso. Nel 1912, la sua famiglia si trasferì definitivamente  a Manfredonia. Gesti per anni  il suo pastificio cercando sempre di migliorare le tecniche per la produzione della pasta. D’Onofrio, non dimenticò mai la sua passione per la musica. Tant’è che nel 1928 promosse a sue spese la costituzione di una orchestra, composta all’inizio da 15 musicisti e diretta dal M° Cherubino Salvatore Murgo di Manfredonia. Successivamente, nel 1929 D’Onofrio ingrandì la piccola orchestra   portandola a un numero di 60 elementi (metà musicisti manfredoniani e metà foggiani) e trasformandola in una orchestra filarmonica, diretta dal talentuoso  e prestigioso M° di Foggia Umberto Tucci. L’orchestra di D’Onofrio diretta dal M° Tucci, terrà esibizioni in loco  dal 1929 al 1931, all’aperto, durante i mesi estivi nell’area esterna del mulino, con montaggio del palco in via Arcivescovado e sistemazione delle sedie per il pubblico. Per la storia, il M° Tucci, accusato di antifascismo, fu costretto a lasciare nel 1931 l’incarico della grande orchestra sipontina.

Vincenzo D’Onofrio fu anche autore di canzoni, durante il periodo fascista intitolate “ai Sanzionisti” e “Figli della Lupa”. Scrisse anche un’opera lirica intitolata “Rosanna”, il cui manoscritto musicato dal bravo M° di banda Gioacchino Baldini, è andato perduto.

Negli anni ’20, acquistò dei terreni incolti a nord di Manfredonia dediti al pascolo (circa 30 ettari) e fece costruire “Villa Rosa” che dedicò alla sua amata moglie, la nobildonna dal cuore d’oro Rosa Longo, che morì in giovane età. Va ricordato che il 29 settembre, solennità  di  S.Michele Arcangelo, D’Onofrio, organizzava una festa a Villa Rosa con gli impiegati,  le operarie e  gli operai  (le maestranze) del Mulino-pastificio. All’ingresso, in alto, di Villa Rosa c’era una statua votiva dedicata a  S.Michele Arcangelo. Sempre a Villa Rosa, mi riferiva tempo fa l’avv.  Enzo D’Onofrio, si tenevano piccole feste in famiglia con cena e balli. Nel corso della seconda guerra mondiale, Villa Rosa fu requisita dagli Alleati, quale distaccamento del comando americano. Va ricordato, altresì, che Villa Rosa, successivamente, dopo il suo acquisto,  fu donata dal Vescovo Cesarano al Comune di Manfredonia. L’incuria, lo stato di abbandono e i saccheggi continui perpetrati nel tempo,  han fatto sì che la bellissima struttura circondata tuttora   da secolari oliveti è finita da tempo nel dimenticatoio. Il comm. Vincenzo D’Onofrio è deceduto a Manfredonia il 2 settembre 1964, lasciando gran ricordo di sé.

**Bibliografia utilizzata per il presente articolo: Documenti e foto varie di famiglia messe a disposizione dall’avv. Enzo D’Onofrio (nipote del proprietario del mulino-pastificio); “Notabili e Palazzi tra arte e vita” (Antonio Ferrara); Michele Magno:“Cronache manfredoniane”(dall’Unità d’Italia alla dittatura fascista); Archivio storico comune di Manfredonia con ricerche effettuate negli anni ’80; foto Valente.

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3 commenti su "Manfredonia. Storia del Mulino – Pastificio D’Onofrio & Longo"

  1. caro franco forse tu non sai perché probabilmente non è scritto da nessuna parte tutto gli alberi piantati ai piedi della villa rosa è stata opera del nonno del nostro compianto prof. di officina guerra
    opera di grande valore se ti metti in linea con gli alberi ne vedi uno solo e guarda caso senza alcun strumento
    ecco la genialità di allora ecco il motivo di ricordare quest’uomo umile ma di una ricchezza intellettuale da vendere
    ricordiamo questi uomini ciao ti abbraccio fraternamente
    giacomo

  2. La proprietà dovrebbe essere della fondazione Anna Rizzi mentre il comune di Manfredonia aveva solamente la gestione. Almeno così sapevo e così conferma l’amico Franco Rinaldi nel suo articolo come sempre accurato e chiarissimo.

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