Manfredonia. L’emergenza abitativa è una condizione di grave disagio che mette a rischio la disponibilità di un posto dove dormire e ripararsi, per una singola persona o un nucleo familiare. Chi si trova in questa situazione, non è in grado di affrontare i costi.
“Io vivo una condizione di emergenza abitativa”, dice in un’intervista a StatoQuotidiano.it, nell’ambito della rubrica “Va dove ti porta il Golfo” di Salvatore Clemente, la presidente del Comitato Manfredonia Emergenza Abitativa (M.E.A.), Valeria D’Alba.
Il Comitato M.E.A. si è costituito a maggio del 2022 per affrontare tutte le criticità di chi vive in questa condizione. In questi due anni ci sono state diverse interlocuzioni con l’amministrazione comunale uscente, in particolare con l’assessorato alle Politiche sociali e con l’Agenzia Regionale per la Casa e l’Abitare (A.R.C.A.). Tuttavia con la vecchia amministrazione comunale non si è concluso niente.
“Il nostro appello alla futura amministrazione comunale? Che ci sia maggiore sinergia tra A.R.C.A. e servizi sociali del comune. Che ci sia più controllo su chi ha diritto all’alloggio popolare. Il futuro assessore alle Politiche sociali dovrà chiedere fondi per la costruzione di nuovi alloggi. Sono già stanziati 2 milioni di euro, ma risultano bloccati”, conclude la presidente del Comitato Manfredonia Emergenza Abitativa (M.E.A.), Valeria D’Alba.
Ci sono persone che vivono da sole in appartamenti molto grandi, potrebbero convingerle a coabitare in due o tre persone.
Queste persone che oggi vivono da sole, al momento dell’assegnazione sicuramente facevano parte di famiglie numerose, ma oggi ci sono famiglie fatte di quattro o cinque persone in stato di bisogno superiore. Le case popolari devono tornare ad essere disponibili alle persone più bisognose.
La casa popolare non è un diritto inalienabile! Diversamente sarebbe una proprietà privata.
L’alloggio popolare si dà alla gente in difficoltà. Quando poi queste persone si sistemano economicamente se ne devono andare! Gente che lavora nelle aziende comunali infermieri e roba varia non possono vivere in alloggi popolari con uno stipendio sicuro e poi persone che perdono il lavoro non possono pagare l’affitto o il mutuo…. È una vergogna! Deve essere una cosa temporanea e non un appartamento a momenti in comodato d’uso! Oltre al fatto che ci sono persone che vivono sole in 100 metri quadri e non sono una e due case ne sono un bel po’! E dai su!
Ci sono persone che sono in graduatoria nn avendo nessun diritto e requisito x avere un alloggio popolare…fate più controlli vi parlo di adesso e nn di quanto sono uscire le graduatorie…
Concordo pienamente con il signor Andrea.
Liberare le case CHE UN TEMPO erano famiglie numerose e con difficoltà.
Ora che sono rimaste in due o in uno e hanno una pensione possono benissimame lasciare casa per chi ne hanno di bisogno come un tempo fu per loro.
Ma purtroppo la ruota non gira mai….si è fermata perché ha bucato….
Sono daccordo nel fare controlli capillari per gli abusivi nelle case popolari e recuperare alloggi per rimetterli in graduatoria .Non sono daccordo come qualcuno ha commentato ,di togliere gli alloggi agli assegnatari anziani( tanti hanno patoligie gravi) che vivono da soli o a quelli che hanno migliorato negli anni il loro reddito,sarebbe una decisione scellerata.Sarebbe giusto insistere politicamente ad ottenere piu’ fondi dalla regione o chi per essa in modo da poter investire negli anni, nelle costruzioni di piu’ alloggi popolari in modo da poter soddisfare la crescente richiesta. Diversamente diventerebbe una lotta fra poveri..fra diseredati.come dire..u chen mozzec u strazzet
Io sinceramente ho visto gente avere le case popolari è risturare a lusso ……!!!!!
Dovrebbero avere le case popolari proprio le persone che realmente nn posso daverro mangiare….
Ma siamo nel 2024 tra assegni spese caritas ormai la gente nn lavora più ….!!!
Una famiglia che ha assegni pensioni di figli poverini invalidi nn lavora più …!!!!!
Hanno la casa popolare hanno gli assegni dei figli hanno le pensioni stann appost… È noi i fessi a lavorare finirà a tutto c’è un inizio è una fine
Le case popolari a Manfredonia passano di padre in figlio senza alcun controllo. Appartamenti adibiti a residenza estiva per gente che ormai non vive qui da anni. Abitazioni assegnate a famiglie che forse erano “disagiata” 30 anni fa, ma che ora hanno doppio stipendio/pensione e senza più figli a carico
L’abitazione popolare deve aiutare chi è momentaneamente in difficoltà, ma che una volta superata la stessa deve essere a disposizione di chi ha più bisogno. Invece diventa un assett immobiliare per tutta la vita.