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CARMEN PALMA Monticchio: storia di “un’espansione disordinata”

Articolo a firma di Carmen Palma, 22 maggio 2018

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
23 Maggio 2024
Cronaca // Focus e Inchieste //

Monticchio: storia di “un’espansione disordinata” (articolo a firma di Carmen Palma, 22 maggio 2018)

Manfredonia. «A quei tempi, mica era come oggi…». Esordisce così Anna (nome di fantasia), ottantenne di Monticchio che ha visto gli albori e la trasformazione di quello che è, oggi, il quartiere più popoloso di Manfredonia, con i suoi quasi 20.000 abitanti.

Una storia cominciata nel Dopoguerra, di cui la signora protagonista di questo racconto ricorda bene le vaste distese di terreno vuote di quella che è diventata, poi, la zona San Giuseppe. Terreni su cui spesso i “montanari” hanno costruito le proprie case da soli, con i propri mezzi e le proprie mani, come nel caso del marito di Anna: «All’epoca ci si scambiava favori, si costruivano amicizie e così ci si dava una mano a vicenda…» Perché quello di Monticchio era a tutti gli effetti un agglomerato di gente proveniente dallo stesso nucleo culturale e territoriale, e quando la si interroga sul perché a Manfredonia ci sia stato questo fenomeno di “auto ghettizzazione” (che non ha toccato per nulla invece i flussi migratori dei montanari verso Cerignola e Foggia), è facile per lei buttarla sul nostalgico, sullo spirito di condivisione e di comunità. Del resto, chi non vorrebbe seguire i propri “compari”, come li chiama lei, in una nuova vita in un nuovo paese? Dove poter costruire non solo una casa, ma anche diversi appartamenti da destinare alla propria famiglia o all’affitto?

Tuttavia, il quartiere Monticchio nacque in seguito a ragioni storiche ed economiche più complesse (per buona pace del sentimentalismo di Anna). A cominciare dai mutamenti economico-sociali negli anni Cinquanta nella Capitanata, che vide un grosso calo di popolarità della DC in seguito al varo della riforma agraria. Tale riforma condusse all’espropriazione di 52.487 ettari di terre e, in generale, all’avvicinamento della popolazione contadina e operaia al Partito Comunista, che a Manfredonia nei primi anni Cinquanta si trovava all’opposizione. A metà decennio il comune ebbe al potere una coalizione centrista con a capo il sindaco Giuseppe Brigida, mentre il patto socialcomunista tra PSI e PC vide una frattura profonda, tanto da non riuscire a ostacolare la rielezione di Brigida nella carica di sindaco per il suo secondo mandato. Furono anni cruciali per il nostro paese, che videro l’impegno della nuova amministrazione in fatto di edilizia (venne edificato il terzo edificio scolastico preso il rione La Croce e l’Istituto Nautico), venne finanziata la realizzazione dell’Ospedale Civile e, dulcis in fundo, al fine di incrementare l’afflusso turistico, venne fatto un vero e proprio restyling cittadino, con il prolungamento del corso, l’ampliamento del lungomare e l’ideazione di eventi come il Carnevale Dauno. Il PCI e il PSI erano sì divise e non condividevano più la stessa linea politica a Manfredonia, ma su una cosa erano d’accordo: la questione delle ridistribuzione delle terre dell’Agro Sipontino. Accusarono di immobilismo la giunta Brigida, sostennero le mobilitazioni dei braccianti spingendoli all’occupazioni di ettari destinati ad uso civico.

Così la nuova disponibilità agricola sul territorio comunale è alla base dell’inurbamento da parte dei paesi limitrofi a Manfredonia.

La città alle porte del Gargano accrebbe a un ritmo eccezionale: del 49,6% rispetto al 1936, quasi sei volte di più rispetto a inizio secolo. In dieci anni, dal 1951 al 1961, aumentò di poco meno di 10.000 abitanti. Manfredonia rispose con un potenziamento della rete dei servizi, interventi di ammodernamento e attuò una politica permissiva riguardo all’edilizia abitativa in assenza di un piano regolare. Ed è proprio questo il punto di svolta per la nascita e lo sviluppo di Monticchio: di fatto, i terreni costavano poco, ed è questa la vera ragione di questo agglomeramento che, in un primo momento, risultava disordinato agli occhi dei nuovi arrivati. «No, non era bellissimo appena arrivati…» dice Anna, e infatti le cronache del tempo parlano di demolizione di edifici storici e tratti di scogliera e di una cementificazione selvaggia. Insomma, un’espansione disordinata.

E come erano visti questi “immigrati” a Manfredonia? «Lavoravamo molto, e poi io donna restavo sempre nel mio piccolo…» Si inserirono bene nel paese della Capitanata, ma non erano visti di buon occhio dalla politica, tanto che attesero anni prima di ottenere la cittadinanza a Manfredonia. Durante gli anni ’60 la breve esperienza della giunta De Padova (socialista) portò un risultato importante per la comunità montanara, firmando una delibera da sempre ostacolata dai suoi avversari politici: concesse la cittadinanza anagrafica a diverse centinaia di cittadini di Monte Sant’Angelo da anni domiciliati a Manfredonia, ma la cui residenza era sempre stata negata per ragioni elettorali, in quanto erano perlopiù braccianti e potenziali elettori di sinistra. Una massa la cui voce era unanime e di cui ne troviamo un esempio simile anche oggi: i comparti che risultano essere il quartiere quasi totalmente penta stellato. Quando si dice che la storia si ripete.

Carmen Palma

1 commenti su "Monticchio: storia di “un’espansione disordinata”"

  1. Non solo “Monticchio”… L’assenza dello strumento urbanistico è evidente in tutte le strade che, dalla ex via Principe Umberto. La larghezza della sede stradale si riduce man mano che si sale verso la periferia perché vigeva il principio dell’allineamento (con i margini a discrezione dei vari muratori), tanto per non parlare del tetto a cupola dei sottani che, anziché essere riempiti di pietrisco inerte, erano colmati con una colata du cemento sullo strato dik pale dei fichi d’india. Dopo, su quei sottani fu permesso anche di elevare qualche piano. Chiaramente, tutto questo sfuggì all’attenzione dell’ufficio tecnico comunale e non fu dato a sapere il perché. Resta, di fatto, una fascia urbana che non potrà mai essere rivalutata secondo i moderni standard abitativi.

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