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Mafia, 18 arresti per fiancheggiatori Pacilli. “Splende sole legalità” (Ft-Video)

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
22 Marzo 2012
Manfredonia //

La conferenza stampa di questa mattina (st)
Bari/Foggia/Manfredonia – DIECI MESI dopo l’arresto di Giuseppe Pacilli. Dieci mesi dopo aver tagliato il tronco della pianta mafiosa garganica, assicurando alla giustizia uno dei criminali più temuti d’Italia. Dieci mesi dopo l’inizio di quella che, allora, il capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Antonio Laudati, aveva definito la ‘primavera dell’antimafia’. Dieci mesi dopo lo scoppio dell’ordigno della repressione della criminalità organizzata sul Promontorio Sacro, è ancora lo Stato a segnare un decisivo punto. La nuova operazione messa a segno dalle Forze dell’Ordine e dalle Procure di Bari e Foggia, gli inquirenti, l’hanno chiamata ‘Rinascimento’, in continuità con la precedente, la ‘Medioevo’ (è ancora in corso il processo nelle Aule del Tribunale di Foggia). Ma, soprattutto, per testimoniare la rinascita a nuova vita della comunità dauna, scossasi dal torpore arreso della mala e finalmente più collaborativa.

LA RETE DI INSOSPETTABILI. A finire in manette, questa mattina, 18 persone (in calce all’articolo, i nomi con i reati contestati e le foto): uomini e una donna di Monte Sant’Angelo, tutti a vario titolo occhi e braccia e gambe e voce di Giuseppe Pacilli. Erano loro le coperte del boss. Erano loro a garantirgli la latitanza. Erano loro gli scudi che rendevano invisibile il grande capo (fino al 31 maggio dell’anno passato) agli occhi della giustizia. In coro, Laudati, il Questore di Foggia, Maria Rosaria Maiorino e il numero uno della Mobile di Capitanata, Alfredo Fabbrocini, parlano di “rete di insospettabili”. Un dipendente comunale, un barbiere, finanche un sottoufficiale dell’Esercito: ognuno con il proprio ruolo, ognuno con la propria importanza, ognuno alimento del sistema mafioso divenuto, in paese, condizion d’essere. Pacilli, per due anni, è stato assoluto padrone del suo territorio. Dal territorio traeva forza, nel territorio si rifugiava per nascondersi. La sua influenza era enorme, a punto tale da essere ospitato ogni sera una masseria diversa, addirittura in Bed and Breakfast che, per l’occasione, annullavano tutte le prenotazioni rinunciando ai guadagni. Sicuro della sua gente, Pacilli, com’era sicuro di se stesso. Per 24 mesi, ha ricordato oggi, nel corso di un’affollata conferenza stampa Giuseppe Gatti, sostituto procuratore della Dda, “il boss non ha utilizzato cellulare”. Nel senso che c’era chi, per lui, deteneva contatti e assicurava introiti.

ESTORSIONI. Già, gli introiti. Perché una latitanza costa ed ha bisogno di liquidi. In un pizzino, Pacilli scriveva ai suoi che “la mia latitanza deve farmi arricchire”. Nascono così le estorsioni perpetrate, specie a danno dei piccoli commercianti, da buona parte dei soggetti coinvolti dell’inchiesta. “Il Gargano è pervaso da una condizione di radicale assoggettamento alla mafia”, ammette ancora Gatti. Per loro, per gli imprenditori, pagare il pizzo, finanziare la latitanza, era considerata cosa normale; ma, soprattutto, significava “essere della squadra”. Peggio, “sentirsi coperti, garantiti”. Parte di un gruppo le cui finalità non erano celate. Anzi. Secondo gli inquirenti, gli esattori mettevano al corrente le vittime, in questo modo garantendosi il loro silenzio.

GIUSEPPE LA TORRE, IL MILITARE. Ovvero, quando lo Stato è dalla parte della mafia. Il ruolo del sottoufficiale dell’Esercito in servizio a Foggia presso il 21^ Reggimento artiglieri è il segno della diffusione tentacolare del sistema mafia. La dimostrazione che la piovra tange e trasforma il bene teorico in male pratico. La sua partecipazione alla latitanza del boss è accertata e categorica. A lui vengono contestati i reati di favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose. E’ probabile, lo dice Fabbrocini, che il militare abbia fornito base al boss. E non è improbabile che abbia asportato viveri dalla caserma per servire Pacilli.

I 63 mila euro sequestrati (ps)
IL RACKET DELLE ESTORSIONI, LE DENUNCE DEI COMMERCIANTI. Come risultato dalle indagini della DDA, il clan Pacilli-Li Bergolis avrebbe continuato a gestire il settore delle estorsioni nell’intera area garganica, con pressioni estorsive nei confronti di imprenditori edili e commercianti attivi tra Monte Sant’Angelo, Manfredonia e San Giovanni Rotondo; in base a quanto emerso, tre soggetti, stanchi delle pressioni subite, avrebbero denunciato i fatti alle forze dell’ordine. Le indagini degli inquirenti sarebbero partite all’indomani dell’arresto dell’ex latitante Giuseppe Pacilli, fermato il 13 maggio 2011, già boss della mafia del Gargano e considerato tra i 30 latitanti piu’ pericolosi d’Italia . Le attività d’indagine hanno permesso di svelare l’esistenza di una fitta rete di fiancheggiatori che ha consentito al fuggiasco, ad un tempo, di sottrarsi per ben oltre 2 anni all’esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi, tra cui anche condanne definitive con sentenze passate in giudicato per associazione di tipo mafioso. Per altro verso, le progressioni investigative hanno contribuito in maniera straordinaria a scardinare una delle modalità tipiche utilizzate dalla criminalità organizzata per auto-finanziarsi attraverso il profondo condizionamento delle attività imprenditoriali e legali. Le condotte estorsive, infatti, erano poste in essere per il mantenimento del controllo del territorio, per sostenere i costi della latitanza e assicurare al circuito criminale di riferimento una fonte “reddituale” extralegale, di cui appare assolutamente chiara la connotazione mafiosa, ormai storicamente riconosciuta.

IL POTENZIALE BELLICO A DISPOSIZIONE DEL CLAN MAFIOSO. Un altro profilo dell’indagine riguarda l’accertata disponibilità di un notevole potenziale bellico altamente offensivo in capo al clan mafioso, a conferma della pericolosità e dell’efficienza organizzativa dell’apparato criminale allestito da Giuseppe Pacilli. L’uomo già negli anni passati era ritenuto elemento di spicco del clan mafioso capeggiato dalla famiglia li BERGOLIS che, per oltre un trentennio, ha insanguinato le terre del gargano, prima attraverso una cruenta guerra con il contrapposto cartello criminale PRIMOSA – ALFIERI – BASTA, la cd faida di Monte Sant’Angelo, e poi, sino a giungere ai giorni nostri, contro la storica aggregazione criminale riconducibile alla famiglia ROMITO di Manfredonia.

Le armi sequestrate ai fiancheggiatori di Pacilli (st)
L’ACCORDO TRA PACILLI E MIUCCI PER SPARTIRSI UNA “LARGA FETTA” DEL TERRITORIO DI MONTE SANT’ANGELO. Tra i destinatari del provvedimento di fermo figura anche Enzo Miucci, classe 1983, , ritenuto prima del suo arresto avvenuto il 31 ottobre 2011, il reggente dell’organizzazione criminale. Nel corso della medesima indagine è emerso che i 2, Pacilli e Miucci, si erano accordati per “spartirsi” una larga fetta di territorio di Monte Sant’Angelo allo scopo di condurre, indisturbati, le loro attività illegali. L’escalation di Pacilli alla base del clan sarebbe partita proprio in seguito alla cattura del boss Franco Li Bergolis; nel tempo Pacilli si era avvalso di una fitta rete di fiancheggiatori così acquisendo un ruolo di leadership all’interno del gruppo protagonista, in questi anni, della violenta “guerra di mafia” con il contrapposto clan Romito, già alleato.

L’ELENCO DEI SOGGETTI COINVOLTI NELL’OPERAZIONE RINASCIMENTO
Il provvedimento cautelare è stato emesso nei confronti dei sotto notati indagati:
1) CIOCIOLA Michele, classe 55, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt.110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
2) CIOCIOLA Raffaele, classe 29, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
3)D’ERRICO Francesco, classe 70, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
4) FACCIORUSSO Matteo, classe 71, ritenuto responsabile del delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv e 629, 1 e 2 comma c.p. e 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
5) FACCIORUSSO Nicola, classe 81, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
6) FERRANDINO Salvatore, classe 31, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
7) FERRANTINO Domenico, classe 53, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
8 – GABRIELE Carlo, classe 60, ritenuto responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
9) LA TORRE Giuseppe, classe 62 (il militare in servizio presso il 21^reggimento artiglieria dell’esercito), ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 81, 110, 378 e 390 c.p. e art. 7 L. 203/91(favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose)
10) MIUCCI Enzo, classe 1983, attualmente detenuto (dipendente comunale), ritenuto responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose).

11) MURGO Michele, classe 61, ritenuto responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
12) PACILLI Concetta, classe 75, ritenuta responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
13) PACILLI Tommaso, classe 71, ritenuto responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
14) PETTINICCHIO Matteo, classe 85, ritenuto responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
15) PRENCIPE Pietro, classe 59, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
16) SILVESTRI Giuseppe, classe 73, ritenuto responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
17) STARACE Pasquale, classe 69, ritenuto responsabile del delitto p. e p. dagli artt. 110, 390 c.p. e art. 7 L. 203/91 (procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose);
18) TOTARO Giovanni, classe 66, ritenuto responsabile delitto di cui agli artt. 110, 81 cpv. e 629, 1 e 2 comma in relazione all’art. 628, 3 comma, n. 1 e 3 c.p. e art. 7 l. 203/91 (Estorsione aggravata dall’aver agito con tipiche modalità mafiose).

Durante lo svolgimento dell’azione esecutiva del provvedimento, nel Comune di Magenta (MI) La Torre è stato trovato in possesso di un’arma da fuoco modificata ed 11 (undici) proiettili cal.44; a Ciociola Raffaele è stata invece sequestrata la somma di euro 63.000 (sessantatremila) ritenuti il frutto delle illecite condotte contestate. Nel corso della stessa operazione è stato denunciato anche lo stesso Giuseppe Pacilli, detto Peppe u muntaner, nato l’8 luglio 1972 a Monte Sant’Angelo (FG), al momento detenuto.

LE DICHIARAZIONI. Maria Rosaria Maiorino, Questore di Foggia. “Oggi si può dire che sul Gargano e su Monte Sant’Angelo splende il sole dell’antimafia”. Sprizza entusiasmo il numero uno della Polizia del Capoluogo dauno. La cattura dei fiancheggiatori del boss Pacilli segna una tappa fondamentale nel cammino di repressione della mala del Promontorio del Sole. Un iter, però, tutt’altro che semplice. “Un latitante – spiega – per essere tale ha bisogno di connivenze”. Connivenze che c’erano, dunque, ma erano sommesse, celate nelle pieghe di una società che aveva sovvertito legalità ed illegalità, protezione e sicurezza, collaborazione e connivenza. Una comunità in cui, dunque, i valori erano falsati dalla figura del capo. Di qui, il silenzio partecipe che è costato il sudore dei ‘suoi’ uomini. “L’indagine è stata difficile e lunga. Devo dire grazie agli uomini della Mobile e a tutti quanti hanno partecipato”. Meglio, molto meglio, anche la fase di collaborazione con la gente. I silenzi, si diceva, restano. Ma, tutto sommato, è stato anche grazie ad un principio di cooperazione con le Forze dell’ordine, di apertura di credito nei confronti dello Stato, che è stato possible ottenere il risultato. “C’è ancora da lavorare” sentenzia a cappello la Maiorino.

ANTONIO LAUDATI, Dda e Procura Bari. “Dopo anni di tesi negazioniste è venuto fuori il nesso tra le varie operazioni antimafia condotte. Ora, di fronte, ci si trova un quadro che, ricostruito, fornisce un’idea nuova della mafia della Capitanata”. Secco, netto, deciso, mirato. Il capo della Procura levantina ricostruisce la mala dauna, allargando il disegno ben oltre i confini legnosi della cornice. Ripensa alle connessioni tra Montagna e “Pianura”, ai legami di Monte con i manfredoniani, con i foggiani; parla di un sodalizio sempre più ampio e pericoloso che si schiude alla collaborazione con i Casalesi. Ricorda, Laudati, la joint venture creata con i settori della camorra casertana. Per il numero uno della Dda è la prova provata di una mafia che “interagisce con livelli nazionali”. Laudati elogia i poliziotti foggiani: “Di solito le conferenze le facciamo a Bari, invece oggi siamo qui per rendere omaggio alla questura di Foggia e al questore per il lavoro che è stato fatto in questi anni”, dice senza mezzi termini. “La cosa che più mi ha colpito – continua Laudati – sono i rapporti che i malavitosi tendono con le vittime”. Chiama questo rapporto “sindrome di Stoccolma”. Infine, coinvolge popolazione montanara e giovani. La prima, “per la quale spero che questa operazione possa essere un’iniezione di fiducia tale da spingerla alla collaborazione”. I secondi, “vero e proprio rinascimento del territorio”.

ALFREDO FABBROCINI, Squadra Mobile Foggia. Pacilli era scaltro e attento. Sapeva muoversi tra le montagne garganiche anche di notte, aiutato dalla sua rete di fiancheggiatori che gli consentivano di sentirsi al sicuro nel suo feudo”. Il dirigente della Squadra Mobile della Questura di Foggia, Fabbrocini, è entusiasta. A lui sono andati complimenti di Laudati e della Maiorino. E a lui, dunque, tocca spiegare il tenore dell’operazione. “Abbiamo trovato molte resistenze. Perciò ci siamo dovuti attrezzare ad ascoltare anche l’asfalto”, scherza ma non troppo. Infine, un’amara constatazione sul potere decisionale di Pacilli: “A Monte, senza il suo permesso non si poeva aprire nessuna attività commerciale”.


ANTIRACKET VIESTE. “L’Associazione Antiracket Vieste si congratula con la Polizia di Stato e con la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari per la brillante operazione svolta stamane nelle città di Monte Sant’Angelo, Manfredonia, Foggia e Vieste. Siamo certi che importanti operazioni come questa restituiranno fiducia e dignità ad un territorio che non intende più sottostare ai soprusi della criminalità organizzata”.


UNA FASE DELL’OPERAZIONE PER L’ESECUZIONE DELLE 18 OCC



ANTONIO LAUDATI: “IN CAPITANATA MAFIA NAZIONALE”


ALFREDO FABBROCINI: “ECCO COM’E’ ANDATA”


CONFERENZA STAMPA DOPO ARRESTO BOSS GIUSEPPE PACILLI (13.05.2011)


IL VIDEO, INTERVISTA AL QUESTORE MAIORINO


p.ferrante@statoquotidiano.it – Riproduzione riservata

LE FOTO.
Michele Ciociola (ps)
Francesco D'Errico (ps)
Matteo Facciorusso (ps)
Nicola facciorusso (st)
Domenico Ferrantino (st)
Carlo Gabriele (ps)
Il sottufficiale Giuseppe La Torre (ps)
Enzo Miucci (ps)
Michele Murgo (st)
Concetta Pacilli (ps)
Giuseppe Pacilli (ps)
Tommaso Pacilli (ps)
Matteo Pettinicchio (ps)
Pietro Prencipe (ps)
Giuseppe Silvestri (ps)
Pasquale Starace (ps)
Giovanni Totaro (ps)

39 commenti su "Mafia, 18 arresti per fiancheggiatori Pacilli. “Splende sole legalità” (Ft-Video)"

  1. …si arrestano…si ammazzano….ma non finiscono mai….
    comunque, per rettificare…a Foggia è di stanza il 21° Reggimento Ariglieria..

  2. mi domando sempre,quando accanimento ce’verso questa famiglia,mi chiedo da cittadino,come mai a pagare sono solo l’oro”.no penso che cicillo,pasquale,antonio,matteo,e tanti altri ancora di l’oro si siano sucidati.mi sa che lo stato e’ a senso unico.

  3. x limone: Ricordati che chi fa questa vita prima o poi se la prende in c…
    O dalla legge o dai compari stessi.
    Se vuoi campare su questa terra devi lavorare.Se poi il lavoro manca, ti fai le valigie e parti come hanno fatto milioni di meridionali per il nord italia,per l’america e per l’europa.
    I mafiosi non sono più dritti e furbi degli altri.

  4. peccato solo che a Manfredonia ancora nulla è scalfito sull’altro fronte della mala e le connivenze vanno a gonfie vele!

  5. nn penso la legge si sia accanita a senso unico.. xkè qualcuno di questi facevano parte della parte opposta..

  6. mi rivolgo a P38,sono un onesto cittadino e sgobbo per tirare avanti la famiglia.lo riconfermo ancora ,e a senzo unico lo stato italiano.sembra ma no lo e che qualcuno di l’oro appartiene ad altra famiglia.se volete che la giustizia e uquale per tutti a chi aspettate a mettere dentro i montanari e i romiti’

  7. per gianni, dico la verita’di tutto cio che e’ successo in questi ultimi anni,no credo al suicidio di cicillo,pasquale,i due miucci e altri di l’oro,quindi dovrebbero pagare anche i romiti e i montanari per aver fatto all’eanza tra di l’oro.

  8. FABRIZIO TATARELLA (FLI): EMERGENZA CRIMINALITA’, NON ABBASSARE LA GUARDIA, MA GRAZIE A LAUDATI

    La provincia di Foggia retrovia e sede di “strutture di servizio” della criminalità organizzata,

    L’inchiesta, brillantemente coordinata dal Procuratore Laudati, che ha portato all’arresto di una banda di foggiani che falsificavano banconote dimostra una volta di più che il territorio della Capitanata non può e non deve abbassare la guardia rispetto al pericolo rappresentato dai poteri criminali. Si è coltivata negli ultimi anni l’illusione che la criminalità organizzata fosse di natura esclusivamente locale, e per questo meno temibile dal punto di vista della dimensione organizzativa. Le truci vicende della mafia garganica avevano già dimostrato quanto questo ottimismo fosse ingiustificato; ora l’inchiesta foggiana attesta un rapporto organico tra i falsari locali e il clan dei casalesi, i più feroci e pericolosi esponenti della camorra napoletana. Proprio come ai tempi di Raffaele Cutolo, la Daunia si caratterizza come retrovia e sede di “strutture di servizio” della criminalità organizzata, con i cui clan i sodalizi locali stringono alleanza e dalla quale mutuano esperienze e modalità di condotta. Un’incubatrice subdola, che lascia i territori infetti in relativa tranquillità, fin quando le “colonie” non arrivano agli stessi livelli di efficienza e ramificazione della casa madre. Contiamo su uomini come Laudati, ma anche su un’opera di vigilanza a tutto campo –anche delle forze politiche e dell’opinione pubblica- perché questo rischio sia scongiurato.

  9. Credo che LIMONE abbia ragione da vendere-
    Ma in questa città abbiamo tutti gli occhi e orecchie chiusi????
    I cosiddetti Montanari hanno fatto cose indicibili e stanno pagando-Viva la Giustizia-, ma gli altri???
    Credo che se c’è una faida, questa, è rappresentata almeno da 2 famiglie/fazioni-
    Si muore da una parte e dall’atra ma si ammazza anche da una parte e dall’altra.
    I clan si tengono in piedi con i soldi di drogra, estorsioni , rapine ecc…-
    Ora mi chiedo: i montanari sono alcuni in carcere …ma chi paga x questi omicidi……chi traffica in droga ………
    Mi sa che questo STATO ……..VIAGGIA A SENSO UNICO-

  10. cari lettori…siamo diventati tutti santi e onesti che cazzo ne sapete voi della vite delle persone…intanto quando avete bisogno di qualcosa mica vi rivolgete alla giustizia!!vergogna

  11. lascio un commento x LIMONE
    non mi permetto di giudicarti però accetta queste piccole correzioni!
    L’oro si scrive loro
    All’eanza si scrive alleanza (tutto attaccato )
    uquale si scrive uGuale
    penzo si scrive Penso
    =))

  12. ORCA MISERIA !!ED ORA I BUONI CAPRETTI DELLA MACELLERIA …….. COME LI SOPPIANTIAMO?
    VIVA LA CARNE NOSTRANA!!

  13. Per master e tutta la gente che la pensa come te.

    Ma ti rendi conto di quello che stai professando?

    Dal profondo del cuore: Mi vergogno di averti come conterraneo!

    Questa tua affermazione mi fa riflettere quanto radicata sia ormai l’omertà verso questo tipo di gente!

    Qualcuno, nemmeno tanto tempo addietro, mi ha fatto notare che ad Ercolano il pizzo non lo paga più nessuno perchè i commercianti hanno fatto lega.

    Sicuramente qui c’è ancora molta strada da fare!

    Quindi non mi resta che dire una sola cosa: RINGRAZIO LO STATO PER AVER SOLLEVATO QUESTO TAPPETO SPORCO SPAZZANDO VIA QUESTA …DI UOMINI

  14. per me stesso,vergognati tu che non sai quello che dici..purtroppo di gente come te ne conosco tanta che parla parla e parla senza sapere nulla e vorrei proprio vedere tutta questa onestà che professi….e poi parli di omertà tu come tutti gli altri non sei nessuno per giudicare…la maggior parte di queste persone hanno lavori onesti ed anche loro si spaccano la schiena…quindi chiudi quella bocca che hai già parlato troppo!

  15. In questi commenti vedi solo la faida dei poveri cittadini come noi che subiamo questi personaggi malavitosi sia montanari che manfredoniani. A me fanno schifo entrambi, e non mi aspettavo certamente una divisione campanilistica su questo argomento. La MAFIA è uno schifo. Questo dovremmo scrivere qui!

  16. 63.000€ di pizzo!!! Alla faccia!!! Se quello che ha pagato tutti sti soldi a un ……forse faceva un buon investimento!!! A parte questo sfogo, spero che non vedano la luce per DECENNI e prendano anche tutti gli altri, e che la stretta della Finanza faccia emergere anche le attività usate per il riciclaggio… e sono convinto che se lo Stato lo vuole, le indagini si fanno e i risultati si portano. Bravi e continuate così.

  17. master, anch io mi vergogno di quello che scrivi e spero che il tuo pensiero rappresenti la minoranza della cittadinanza pugliese. dopo queste frasi agghiaccianti:”intanto quando avete bisogno di qualcosa mica vi rivolgete alla giustizia!” (perche a chi ci dobbiamo rivolgere??)”quindi chiudi quella bocca che hai già parlato troppo”(altrimenti? ma è un paese democratico l’italia o la puglia fa eccezione?).. non c è piu senso risponderti.

  18. Molto belle le parole del questore, “Splende il sole della legalità” grazie e complimenti anche da noi cittadini per il lavoro difficile e pericoloso che ogni giorno affrontate. Grazie.

  19. x sjdhier…..no so tanto scrivere ma le cose le dico dirette,al posto di corregere i miei errori pensi al tuo silenzio ,dovresti dare aiuto allo stato e no chiuderti nell’omerta’

  20. Se la finanza faccia davvero luce sul riciclaggio di questi soldi…. mi sà mi sà che parecchi locali caleranno il sipario……….

  21. Per master!

    Vedo che continui imperterrito a fare l’avvocato del diavolo.

    Se questa gente sta al gabbio un motivo ci sarà e non penso per pura casualità.

    Quindi ora te lo dico per l’ultima volta: io si mi vergogno, ma non delle cose che professo, ma piuttosto del fatto che sei ancora mia conterraneo.

    Il nostro territorio non ha bisogno di gente omertosa come te!

    Noi tutti abbiamo diritti da liberi cittadini e quindi se hai veramente a cuore questa terra inizia a far prevalere i tuoi di diritti senza che questa gente mafiosa possa metterti i piedi sopra.

    Io proprio non capisco perchè continui a difenderli.

    Un GRAZIE allo STATO!

  22. La mafia è lo Stato all’interno dello Stato! Magari fossero ancora in vita a dar man forte in questa terra Falcone e Borsellino! Per chi volesse approfondire la vicenda della mafia Garganica, dall’inizio della faida Libergolis-primosa sino allo scontro tra i Romito e i citati Libergolis, vi consiglio l’acquisto del libro La Mafia Innominabile(Di Domenico Seccia, Sostituto Procurarore Antimafia di Bari) capireste tante macabre vicende della GOMORRA GARGANICA!!

  23. mi rivolgo un pò a tutti..specifichiamo una cosa, quello che voglio dire è che le cose viste e sentite dai media sono ingigantite e sono come le vogliamo vedere noi,io non difendo nessuno perchè la giustizia esiste e non spetta a noi condannarli…sono stati arrestati,BENE!saranno loro a decidere il da farsi.

  24. se tu la pensassero come limone o qualcun altro, preferirei che il paese marcisse e saltasse in aria; c è un ignoranza dilagante e paurosa in certe vostre affermazioni… La mafia va combattuta sempre e comunque, a prescindere da chi ci finisca dentro, io me ne strafrego e spero che ci restino fin quando l’Altissimo non li illumini, riportandoli sulla via di Damasco.. Questo senso di giustizia casalinga e di misericordia cattolica per giustificare i gesti e le malefatte di gente senza palle, che non riesce a mettere 4 parole insieme è ripugnante; sono sempre e solo parassiti della societààà… Spero che portino dentro tutti, passando dai romita, ai libergolis, ai pacilli, ai primosa; tutt quant pur tutt u paes se può servire

  25. C’era un tempo in cui la mafia garganica non esisteva. Bisognava vincere la credenza che fosse una magia, popolata dal potere di turno che impone il suo comando, la sua forza e la sua violenza. Non esisteva perchè tutti la negavano, anche i Magistrati che se ne occupavano.
    Una faida come le altre.
    La mafia Garganica però, esisteva, eccome.
    Ammazzava e ammazza ( Tratto da La mafia Innominabile di Domenico Seccia)

  26. Tra pochi giorni metà degli arrestati saranno rimessi in libertà. Infatti sarà difficilissimo riuscire a provare per tutti il reato di cui sono imputati. D’altronde non è un principio costituzionale che “nessuno è colpevole sino a sentenza definitiva”? E qui siamo ben lontani da una sentenza definitiva. Cioè almeno 10 anni.

  27. x santmatte…..lo spero tanto anchio che li mettono tutti dentro,compreso anche quelli che la pensano come te’, li butterei le chiavi a loro e a quelli come te.

  28. prima di giudicare bisogna sapere bene i fatti..xkè a volte i media pur di far notizia fanno luccicare anche ciò che non è oro..c’è chi i soldi se li fa con le estrorsioni e chi si sgobba per una vita,butta il sangue per una vita e invece di divertirsi mangia pane e acqua pur di risparmiare..e poi basta un niente per passare per chi i soldi se li è fatti con le cattive azioni..solo Dio è onnipotente..

  29. limone a me ie diffcl che m mettn intre, ie ciu probabl ca t li ve fe tu na dcna d ann p coglionaggine profusa e ignoranza

  30. splende il sole della legalita dopo che il sole e tramontato solo soldi sprecati ormai i latitanti li avete presi inutile accanirsi su persone che sonno fuori dalla realta solo campagna e animali

  31. se dovessimo arrestare tutti quelli ke fanno l’estorsioni le rapine spacciano etante altre cose illegali allora ci dovrebbero mettere tutti in galera facciamoci un’esame di coscenza epoi chi e senza peccato scagli la prima pietra.

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Anonimo

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