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Autocostruzione, notti nel cantiere per famiglie del Ravennate (il caso)

AUTORE:
Giuseppe de Filippo
PUBBLICATO IL:
23 Settembre 2012
Manfredonia //

Autocostruzione, occupazione nel cantiere per famiglie del Ravennate (St@)
Ravenna/Manfredonia – “SIAMO in occupazione da oltre 86 notti dormendo in un cantiere senza acqua, luce, gas, porte e finestre. La nostra avventura comincia nel 2005 quando abbiamo avuto la ‘sfortuna’ di partecipare ad un bando del Comune di Ravenna, per un progetto che prevedeva la realizzazione di case in autocostruzione, entrando purtroppo nella graduatoria che ci includeva nel progetto”. “Dal 2006 al 2009 abbiamo tutti noi (14 famiglie) lavorato tutti i fine settimana e tutte le nostre ferie nel cantiere, perchè alla fine quelle case sarebbero diventate le nostre”.

Già: case che sarebbero dovute “diventare” le loro. Così in linea teorica.

Del ‘caso’ Stato ne aveva parlato il 14.08.2012, fornendo nuove notizie sull’Autocostruzione, un progetto del quale se ne discute da anni, con nuova ribalta il 23 luglio 2012, dopo l’approvazione dalla Giunta regionale pugliese dello schema delle Linee Guida per l’Autocostruzione e Autorecupero in Puglia. “Nella pratica dell’autocostruzione infatti i futuri proprietari partecipano alla costruzione della loro casa con l’apporto del proprio lavoro che varia fino ad un massimo del 70% del processo costruttivo con un ammontare stabilito di ore di lavoro prestata dal nucleo familiare per singolo alloggio. Gli autocostruttori lavorano sotto la guida di professionisti che nel corso dell’intero processo edificatorio garantiscono l’assistenza tecnica indispensabile, la qualità architettonica, la sostenibilità ambientale dell’intervento ed il rispetto delle norme di sicurezza”. Così in linea teorica.


Lodi, ipotesi e iniziative anche da Manfredonia.
Un progetto che aveva destato la soddisfazione dell’assessore regionale all’Assetto del Territorio Angela Barbanente che aveva ricordato l’accoglimento dalla Regione delle “istanze sociali presenti in alcuni grandi centri della Puglia, in primis il comune di Barletta“, con il quale la Regione ha stipulato nel 2010 un protocollo di intesa per l’avvio di un cantiere sperimentale di autocostruzione con l’Associazione “Fraternità per il diritto alla casa”. Analoga soddisfazione era stata espressa dal Comune di Manfredonia – a riguardo ci sono state delle associazioni promotrici di iniziative in merito – e dall’onorevole del Pd Michele Bordo.


La testimonianza dal Ravennate.
“Preciso a scanso di equivoci – dice a Stato Matteo Mattioli – che questo progetto non prevedeva sovvenzioni pubbliche, non abbiamo ricevuto aiuti o regali da nessuno, l’unico impegno dell’Amministrazione comunale – che ci ha venduto l’usufrutto del terreno sul quale abbiamo realizzato il cantiere – era di “sovrintendere coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del progetto” come si legge dal protocollo d’intesa stipulato con Alisei (ditta individuata dal Comune stesso per assistere noi autocostruttori dal punto di vista tecnico, che doveva gestire il cantiere e fornire le maestranze) e firmato dall’allora Sindaco, ed oggi senatore, Vidmer Mercatali. Nel 2009, a luglio, la società Alisei non è più reperibile, improvvisamente non risponde più alle nostre richieste e comunicazioni, pochi mesi più tardi dichiarerà fallimento”.

“Da allora abbiamo cominciato a incontrare Assessori e Sindaco, chiedendo loro di assumersi la responsabilità di portare a termine un progetto che aveva fortemente voluto e che vedeva il Comune come soggetto coinvolto. Per 3 anni abbiamo aspettato e creduto alle loro parole, poi il 26 giugno scorso, dopo avere ricevuto dalla Banca (Etica) una lettera in cui ci veniva intimato di restituire il credito finanziario messoci a nostra disposizione (1.288.000 €) entro 8 giorni lavorativi, abbiamo smesso di temporeggiare, palesando la nostra situazione di disagio e di completa mancanza di diritti e di tutela legale”.

“Abbiamo mandato migliaia di lettere (mail), abbiamo scritto articoli, pubblicato foto, interviste, ma nessuno, se non qualche giornale locale, ha dato voce alla nostra protesta”.


Link di riferimento

– http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/2012/09/intervista-telefonica-di-liberaradio-8.html
– http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/2012/09/i-mille-volti-di-alisei-in-italia.html
– http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/2012/09/ecuador-revoca-il-permesso-26-ong.html

Per approfondire la vicenda autocostruzione, leggere gli articoli pubblicati e i documenti ufficiali: http://difesaconsumatori.eu/

g.defilippo@statoquotidiano.it


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2 commenti su "Autocostruzione, notti nel cantiere per famiglie del Ravennate (il caso)"

  1. Buona sera a tutti,

    nei giorni scorsi sul sito di Alisei ONG è stato pubblicato un comunicato stampa, in cui si minacciano azioni legali nei confronti di che “getta il fango” su questa associazione no-profit.
    Leggi il comunicato:
    http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/2012/11/chi-minaccia-chi.html
    Questo in risposta all’inchiesta di Ruben Oliva sul Corriere della Sera, pubblicata in data 11 ottobre 2012, dove si accusa l’Associazione di avere truffato centinaia di famiglie in Italia con i progetti di autocostruzione edilizia:
    http://www.corriere.it/inchieste/sogno-casa-autocostruita-l-ong-diventa-beffa-truffa/6f888e7c-12de-11e2-9375-5d5e6dfabc1a.shtml
    Visita i link:
    http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/
    http://difesaconsumatori.eu/
    se vuoi approfondire l’argomento autocostruzione.

    un autocostruttore

  2. La politica trasforma un sogno in un incubo. Dal 2009 ad oggi, il bando per l’autocostruzione avviato dal Comune di Ravenna, che ha coinvolto un nucleo multietnico e a basso reddito di 14 famiglie, scelte esclusivamente per “il merito” di avere un basso reddito, è rimasto interrotto a causa del fallimento dell’azienda Alisei SRL fornitrice (di materiali e maestranze) e beneficiaria dell’appalto.
    I terreni popolari, sui quali queste sfortunate famiglie hanno condiviso sudore e impegno per un obiettivo comune, costruirsi con le proprie mani per avere il diritto ad una casa altrimenti non realizzabile ai prezzi di mercato, ospitano ad oggi un cantiere fantasma.

    I due edifici grezzi, esposti allo
    sciacallaggio e alle intemperie sono divisi in appartamenti che restano senza intonaco, impianti, infissi, rete fognaria, al freddo e all’umidità degli inverni.

    E tutto mentre la crisi economica aumenta la domanda di alloggi popolari. Nell’estate 2012, dopo 3 anni di indifferenza politica e fermo dei lavori, alcuni fra i più determinati e indignati autocostruttori, riunitisi fin da principio in cooperativa col nome di “Mani Unite”, iniziano una protesta che dalla raccolta di oltre mille firme in poco più di un mese, muta in ostinata occupazione del cantiere.

    Facciamo un passo indietro.

    Il Comune di Ravenna, il senatore Mercatali allora governava il comune in qualità di sindaco, aveva dato il via al progetto facendo in primo luogo indagini di mercato, selezionando Alisei SRL di Milano (distaccamento operativo di Alisei ONG, che per ragione sociale non poteva partecipare ad appalti) quale ditta costruttrice, e si poneva “A TUTELA E SUPERVISIONE” del progetto stesso, per garantirne il buon fine e documentarne e archiviarne passo per passo lo sviluppo. Stessa responsabilità, forse, potrebbe essere addebitata a banca Etica, finanziatrice del cantiere. La buona e consolidata prassi bancaria richiederebbe l’elargizione dei finanziamenti al costruttore, chiunque esso sia, SOLO DOPO la verifica, tramite tecnici di fiducia della banca stessa, del reale stato di avanzamento lavori. Nel caso del cantiere di Filetto ciò non sembra essere avvenuto.
    Complice questa totale assenza di controllo, e nonostante le segnalazioni scritte degli autocostruttori a sindaco e assessore competente, Ilario Farabegoli, Alisei giunse perfino a forzare i tempi e “manipolare” i documenti a proprio vantaggio per l’avanzamento dell’opera facendo pressioni sulle famiglie coinvolte. Il Comune di Ravenna non vigilò mai, non si curò dello stato di un progetto di edilizia popolare.
    E anche quando fu messo a conoscenza che il denaro destinato al cantiere di Filetto era stato appena dirottato, sebbene vietato dalle leggi vigenti, da Alisei su un diverso cantiere, si rifiutò di intervenire in difesa del diritto alla casa per i propri cittadini e della Legalità.

    E non è ancora tutto.

    Le proteste hanno ottenuto visibilità e scosso l’opinione pubblica, è parso che si potesse trovare un punto di incontro tra cittadini, ancora fiduciosi in una soluzione consensuale, ed amministrazione comunale di Ravenna.
    Poi segue a questa speranza il silenzio di mesi.
    Improvvisamente 14 famiglie povere hanno imparato, sulla propria pelle e futuro, cos’è l’omertà.
    Il nostro diritto alla casa non interessa più a nessuno. L’unico atto scritto dell’amministrazione Matteucci è la diffida a terminare i lavori entro 60 giorni, pena la decadenza della concessione edilizia (vedi documento a fondo pagina).
    L’unica preoccupazione del comune non è la sorte di 14 famiglie ma quella di tutelare Banca Etica in cui il comune di Ravenna è proprietario di quote.

    Emergono da un verbale della seduta regionale E/R, le seguenti parole dell’Assessore alla Programmazione Territoriale, Politiche Abitative e Riqualificazione Urbana, Pier Antonio Rivola:
    “RIVOLA fa l’esempio del Comune di Ravenna, i cui funzionari telefonavano ogni giorno per sapere quando sarebbe uscito il bando perché avevano già una cooperativa pronta ed avevano già fatto degli incontri con le persone interessate.” dal verbale della Seduta del 22 gennaio 2004.

    Cari concittadini, sappiate che il Comune di Ravenna non solo non ha adempiuto ai propri obblighi legali, ma ci ha omaggiato di una diffida che ci priva della possibilità di vedere realizzate le nostre case. Non bastasse, su questi edifici, inabitabili, fino ad oggi gli autocostruttori hanno dovuto pagare anche l’ICI.

    Pubblicato da Matteo Mattioli a 21:39
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